“Verso sera, ancora (Angelo)”
La vita oltre la ragione

Ci sono autori teatrali che amano sfidare il pubblico o i registi o gli attori nel disattendere la comodità di una narrazione o la linearità di una recitazione. Che sia una sorta di terapia psicanalitica autosomministrata o un pungolo arroventato contro la letargia sinaptica delle masse, poco importa e l’accoppiata Marco Buzzi Maresca alla scrittura e Gianni De Feo alla regia e all’interpretazione, fa dirompentemente tornare alla mente un adagio del buon Artaud secondo il quale bisogna andare a teatro con la stessa apprensione con cui ci si reca da un chirurgo. E, espungendo ogni lettura negativa che una corretta comprensione della massima del grande drammaturgo dovrebbe avere, si tratta di un’apprensione strettamente imparentata con un desiderio di emozionalità filtrato il meno possibile da una scansione piana e banale di ciò che troppo spesso ci aspetta sgorgare da un palco. Ecco perché “Verso sera, ancora (Angelo)” scardina ogni aspettativa e, sin dall’inizio, ti scaraventa nella selva intricata e complessa dei sogni, di cui assume i codici e le continue immersioni e riemersioni, sprazzi e immagini legate tra loro ma anche disunite, la vita vissuta e la descrizione minuziosa e lacerante dei rapporti umani e di ciò che è rimasto o di ciò che non è stato ma poteva essere.

Buzzi Maresca consegna in toto all’estro esperto e sofisticato di De Feo pagine (autobiografiche?) intense e frammentate che sembrano rispondere più ad un’esigenza di far poesia che drammaturgia consequenziale e ordinata: i giorni della gaia dolce vita capitolina vitale e viscerale, ancora immune dalla cancrena del politicamente corretto e dei perniciosi acronimi contemporanei; il turbinio fisico, passionale e amoroso con un Dio casualmente sceso tra le proprie braccia a Parigi e amato fino al sacrificio estremo di condurlo alle nozze combinate in terra d’Africa… “Perché amare è anche saper lasciar andare”; la parabola di un ‘rapporto stabile’ che nella sua lunga durata nutre l’incessante bisogno di vivere e di esperire qualsiasi cosa sia e qualsiasi cosa accada perché esistere è cumulare emozioni e presentarsi al cospetto della fine con meno rimorsi o incompiute possibili. E la ‘fine’ è il non rimandabile confronto con il padre, più quello biologico che quello eterno: la vetta che dà la vertigine del tutto e sulla quale si ci si attende di trovare le chiavi del senso delle cose (senza trovarle).

“Vero sera, ancora (Angelo)” è, dunque, la versione tutta personale di un bruciante desiderio di vita, tanto scomposto, anarchico, privo di auto giudizio quanto potente e lacerante; è una sequenza di affreschi che avrebbe commosso anche Pasolini e che lascia stupefatti per l’abilità di trasformare i singulti onirici dell’autore con la perfezione della messa in scena.

Questo è quel raro teatro che si porta a sé con il cuore e con l’inconscio; va inspirato secondo le disposizioni di ciascuno ed è quasi un esercizio di meditazione. Si arriva, però, a far vibrare forte tutte quelle corde assopite da tanto.

Francesco Giannotti

“Binario 30 Teatro” – Roma

1, 2, 3 dicembre 2023

“Verso sera, ancora (Angelo)” di Marco Buzzi Maresca

regia Gianni De Feo

con Gianni De Feo

aiuto regia Sabrina Pistilli

assistente regia Alessandra Ferro

scene e costumi Roberto Rinaldi

musiche originali Alessandro Panatteri

Lab produzione Tiziana Beato

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