“Trattami bene”, l’amore tossico tra due star
Un graffio di classe al perbenismo dello star system

Debutto nazionale al TeatroSophia di Roma per il nuovo testo di Antonio Mocciola, “Trattami bene”, che indaga sul rapporto esclusivo, morboso e violento tra due icone del cinema mondiale, Marlon Brando (interpretato da Simone Sabia) e James Dean (Manuel Novarini).

L’esuberante sessualità di Marlon, dagli aspetti violenti e vessatori, trova facile sponda sui complessi di inferiorità e sulla remissività di James, destinato a una fine precoce a bordo del suo bolide, a soli 24 anni.

Una storia poco conosciuta, che Mocciola porta alla luce dando fondo ai suoi caratteristici elementi, la nudità, l’abuso, la dipendenza, la soggezione, la morbosità. Il testo splende per rigore e poesia, ed è interpretato perfettamente dagli attori, con la lineare, lucida e asciutta regia di Emilia Miscio capace di esaltare ogni pausa, ogni pensiero, ogni intenzione.

Nella claustrofobia di un interno alcolico e tossico, Brando dispone del corpo e dell’anima di Dean con totale arbitrio, ma l’amore – e la necessità – non sempre albergano dove te l’aspetti. Chi è davvero nudo, e chi è vestito?

Manuel Novarini è sempre tutto nudo, non indossa altro che le sue emozioni, dall’inizio alla fine dello spettacolo. La sua fisicità emerge e si piega, si tende e si raggruma, seguendo gli ordini del suo dittatore e i golosi retropensieri della propria anima. Una prova di notevole coraggio, accompagnata da efficacia e talento, sia nei monologhi, che nei dialoghi, ed anche nelle tesissime pause.

Allo stesso modo, notevole è la prestazione di Simone Sabia, che invece si spoglia – anzi, si sgretola – poco a poco, e il suo nudo integrale nel finale appare persino più fragile e intimo di quello – sempre esposto – del suo partner. Sabia è eccellente nel rendere la liquida perdizione del suo personaggio, devastato da una passione che ritiene censurabile, e quindi sbagliata. Nelle sue contraddizioni, la verità resta sospesa e irrisolta.

Belle le musiche, mai invadenti e molto originali nelle scelte, e scarne – giustamente – le scene, ad indicare che sì, siamo nel 1954, ma potremmo essere anche nel presente.

“Trattami bene” tiene alta la tensione dall’inizio alla fine, appassionando la sala piena e attentissima, e confermando la necessità di testi e spettacoli come questi, lontani da qualunque patina di ipocrisia e di inutili censure: come sempre nei testi di Antonio Mocciola, quel che è appare, e che quel che si sottende si intuisce. Con garbo, con equilibrio, con misura – diciamolo, con classe – si possono scagliare fendenti potentissimi: contro lo star system, contro il perbenismo, contro ogni falsa morale.

Bobby Garnero

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