Andrea Causapruna tra musica e teatro
“Solo l’arte riesce a mettermi davvero a nudo”

 

 

Andrea Causapruna è musicista raffinato e poetico, che non trascura il teatro e che trasmette, attraverso il suono ma anche l’immagine, un grande amore per l’arte e un notevole coraggio. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sulle sue attività, poche settimane dopo l’uscita del suo nuovo lavoro musicale, e poco prima di un importante debutto teatrale.

Come descriveresti il tuo nuovo progetto discografico, “The lover’s suitcase”?

E’ un progetto di musiche strumentali con al centro la chitarra classica. Sono brani di diversa ispirazione, suggestioni e atmosfere, anche “geografiche”, uniti da un ideale fil Rouge, che è già racchiuso nel titolo, un’ideale valigia in cui sono confluiti vari momenti di una storia d’amore, rivissuti attraverso il filtro malinconico del ricordo.

Come nasce il tuo interesse per la musica, e quali sono i tuoi riferimenti in questo campo?

La musica per me è stato un richiamo fortissimo sin da bambino, per l’esattezza da quando ho ascoltato Mozart e Chopin per la prima volta. Sono stato travolto da un’emozione così forte e potente, che mi invadeva e attraeva, di perfezione estatica direi, insieme a una voce interiore, chiara e precisa, che mi diceva che avvicinarmi alla musica sarebbe stata la cosa migliore che potessi fare. 

Per quanto riguarda i riferimenti, sono tantissimi e i più disparati. Innanzitutto i  grandi compositori classici, oltre ai già citati Mozart e Chopin, sicuramente Bach, Beethoven e  Debussy. Poi adoro ascoltare i i grandi interpreti, adoro mettere a confronto le interpretazioni soprattutto dei pianisti. Nel mondo chitarristico cito Andrea Segovia, Roland Dyens, Paco de Lucia, Jimi Hendrix, Pat Metheny, Julian Lage, Bill Frisell…e innumerevoli altri. Amo molto il jazz, Charlie Parker su tutti, ma anche Miles Davis, e due pianisti antitetici ma geniali quali Thelonious Monk e Bill Evans,  il blues delle origini, ma anche molte cose rock, elettroniche, musiche dalle varie parti del mondo. Per esempio, ora sto lavorando  alle musiche per uno spettacolo sull’Africa, Karibuni e sto ascoltando alcuni musicisti africani letteralmente pazzeschi!.

L’11 gennaio ci sarà il vernissage di una mostra fotografica curata da Antonio Mocciola, “Le vittime di Dio”, in cui hai posato completamente nudo indossando il nome di uno dei tanti eretici che la chiesa ha mandato al rogo in questi 2000 anni. Com’è stata questa esperienza così insolita? Qual è il rapporto col tuo corpo e la tua immagine?

Mi hanno sempre colpito i racconti della ferocia con cui, attraverso i secoli, la chiesa mandava a morte coloro che venivano accusati di eresia, con tutto il portato oscurantista che lo accompagnava e le conseguenze sulle masse. Se penso a Giordano Bruno mi viene da piangere. Quindi se mi ha entusiasmato subito la proposta di Antonio Mocciola di partecipare a questa mostra su questo tema, la richiesta di spogliarmi era però Insolita e l’idea di mostrarmi nudo mi imbarazzava da morire. Però mi è arrivato anche il significato potente dell’utilizzo del nudo. Spogliarsi, mettersi a nudo, è un qualcosa che rende tutti uguali, pur nella diversa unicità dei corpi, corpi uguali e umani contro la disumanità perpetrata dalla chiesa. Inoltre spogliarsi dei vestiti è anche spogliarsi delle abitudini e delle convenzioni che ci incasellano ed è stato anche un atto liberatorio, uno spogliarmi di alcune mie paure.

La tua attività comprende anche il teatro. Presto sarete in scena al TeatroSophia, ci parli del progetto e dei prossimi eventi in programma?

Il teatro è l’altro mio amore. Ho appena fatto una replica di W3_R0b0t5 con il mio collettivo Il Teatro Invisibile al Teatro Tor Bella Monaca di Roma. Attualmente sto lavorando con Bruno Petrosino e Giancarlo Di Giacinto a Karibuni, uno spettacolo che andrà in scena a marzo al TeatroSophia a Roma. Porteremo in scena alcuni episodi che Giancarlo ha vissuto durante i suoi lunghi soggiorni in Africa. Si tratta di un dialogo tra noi tre sull’Africa nel quale la musica riveste un ruolo molto importante. Un’Africa idealizzata, che non c’è più perché lontana negli anni, come lo è per Giancarlo, o solo immaginata, come lo è per me e Bruno, che in Africa non siamo mai stati. Per me è sempre stimolante realizzare musiche per il teatro e in questo caso lo sono ancor di più perché ho l’occasione di confrontarmi con un mondo e un linguaggio totalmente nuovi per me. Oltre a Karibuni, sto per pubblicare un nuovo singolo, che è un arrangiamento di un brano di Yann Tiersen e sto lavorando alle nuove uscite discografiche, che vedranno la luce nel corso del 2024. Con Antonio Mocciola, inoltre, stiamo preparando uno spettacolo teatrale, “Tungsteno”, in forma di monologo, nel quale suonerò i miei brani nei panni di un musicista internato in un campo dì concentramento nazista.

Share the Post:

Leggi anche