Tra monologo e stand up, Mammoletta ci racconta la miseria di una società intrisa di patriarcato e maschilismo.

Interprete dall’estro camaleontico e dalle indubbie qualità di trasformista, Serafino Iorli, dopo il successo di Un bacio senza nome, torna a calcare le scene con Mammoletta, rinnovando il sodalizio autoriale con la brava Federica Tuzi e affidandosi alla sapiente direzione registica di Mariano Lamberti.

Mammoletta è un racconto autobiografico a tratti esilarante, a tratti struggente, che restituisce, con ironia e intelligenza, le vicissitudini di un figlio gay in una società patriarcale e in una famiglia maschilista, intrisa di pregiudizi e omofobia, circostanze che complicano, ma non impediscono, a “mammoletta” di vivere in modo consapevole la propria omosessualità, di adorare Raffaella Carrà e di prendersi cura della madre quando, improvvisamente, viene colpita dall’Alzheimer.

La relazione di cura tra madre e figlio – vissuta da quest’ultimo come normale restituzione d’amore per una madre che riconosce come vittima silente del medesimo odioso clima repressivo – appare incomprensibile agli occhi dell’anziano padre/padrone, soprattutto appare una relazione inadatta al ruolo di genere che dovrebbe attingere un maschio “sano” e virile, da qui il soprannome di “mammoletta”.

Un po’ monologo, un po’ stand up comedy, un po’ spettacolo rivendicativo, un po’ tributo all’amata madre, Mammoletta ci restituisce, sia pure con leggerezza, tutta la miseria di una società che non riesce ancora a emanciparsi culturalmente da stereotipi, preconcetti e nostalgici conati del “ventennio”.

Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, replica del 07.04.2024

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