Le cinque rose di Jennifer, testo cult della rivoluzionaria e affascinante sperimentazione teatrale di Annibale Ruccello, rivive nella potente messinscena diretta da Gabriele Russo con i bravissimi Daniele Russo e Sergio Del Prete nei ruoli, rispettivamente, di Jennifer e Anna, due travestiti che abitano, a pochi metri di distanza, in un nuovo claustrofobico quartiere metropolitano la cui quiete è turbata da bizzarre e incomprensibili interferenze telefoniche e dagli omicidi di un misterioso e pericoloso serial killer dall’identità inquietantemente ignota.
La pièce, andata per la prima volta in scena nel 1980 con lo stesso Ruccello nella parte di Jennifer, contaminando linguaggi, atmosfere e tematiche, secondo una tendenza che, azzardando definizioni, potremmo ritenere in odore di postmodernismo, restituisce al pubblico lo sgomento e lo smarrimento vissuto da creature in balìa della propria solitudine e del proprio disperato bisogno d’amore, un bisogno che s’incarna ora nella vagheggiata attesa di Franco, presunto promesso sposo di Jennifer, ora nell’illusoria e palliativa compagnia di una trasmissione radiofonica che raccoglie dediche musicali proposte da ascoltatori improbabili e solitari, ora nell’affetto di Anna per la gatta Rosinella, barbaramente ed enigmaticamente uccisa in oscure e sinistre circostanze.
Immersa in una dolorosa e allucinata dimensione di delirio e farneticazione, Jennifer è il simbolo tragicomico, a tratti grottesco, di un’umanità dimenticata, vittima di un fallimento antropologico e culturale che deriva da una verificabile e profonda interiorizzazione degli stereotipi e dei pregiudizi, un fallimento che ci riguarda tutti indistintamente dacché tutti abbiamo conosciuto, almeno una volta nella vita, il dramma dell’abbandono, la paura dell’esclusione, l’impazienza della vana attesa e la frustrante e inconsolabile delusione di una passione negata.
Teatro Bellini di Napoli, replica del 10.01.2024
