“Sono talmente precario che vado di moda”

“Disarmato e disarmante. Il cervello di un “giovane” di oggi – estra-polato dallo status di Facebook – viene vivisezionato. La casistica lo mette in fila, lo esamina e poi lo ricicla. I media ne esagerano le abitudini, ne ignorano le attitudini. I genitori, ex sessantottini, lo vorrebbero diverso. Anche lui “si vorrebbe” diverso. Ma da giovane esuberante si ritrova giovane in esubero”. Questa la sinossi che Betta Cianchini dà del suo “Sono talmente precario che vado di moda”, un one young-boy show interpretato e diretto da Sandro Torella.

Attuale più che mai questa scrittura teatrale, un raccontarsi dal taglio ironico e sarcastico che assume le caratteristiche di una tragicommedia, rispecchiando e descrivendo la cruda ed amara realtà lavorativa in cui sono inseriti i giovani (e anche non più tali). Il precariato vissuto come uno status symbol, una moda, un marchio che la società ti affibbia e che non riesci a gestire.

Il protagonista si interroga su una serie di quesiti: che senso ha l’articolo 4 della Costituzione italiana dove si enuncia che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”? E ancora, quale valenza ha l’art. 36 per cui “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”?

Nell’Italia odierna il 40% della popolazione è disoccupata e tra questi la metà supera i 30 anni, ci si ritrova così a vivere ancora a casa dei genitori, senza un’indipendenza economica e sociale, non avendo padronanza neanche di quel piccolo spazio che è la propria stanza da letto (la scena reale dello spettacolo). Il protagonista si ritrova a vivere una situazione di inadeguatezza, non potendo fare piani per il proprio futuro (l’esilarante sketch della richiesta di un mutuo alla banca assume un non so che di fantascientifico!), e a dover affrontare ogni volta colloqui di lavoro umilianti e imbarazzanti, che rasentano il ridicolo e sminuiscono la sua intelligenza nonché le competenze formative.

La performance di Torella si snoda in tutta una serie di situazioni paradossali in cui, quotidianamente, viene coinvolto, situazioni in cui ogni lavoratore precario può rivedersi, come se si trovasse di fronte al “decalogo del precariato”. Un valore aggiunto alla messinscena è dato dalla voce fuori campo di Betta Cianchini che, impersonando l’addetto alla ricerca del personale, riproduce alla perfezione le frasi irritanti e le giustificazioni di circostanza di un colloquio di lavoro.

Uno spettacolo che ha il merito di strappare sorrisi nonostante tutto!

 

Roma, teatro Duse, 24 Aprile 2014

Alessia Coppola  

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