Maurizio Biancotti sulle tracce di Hermann Kafka, padre di Franz”Sono il suo opposto: impersonarlo in scena è stato una sfida”

Aprirà la prossima stagione di “Portiamo il teatro a casa tua” lo spettacolo che – prendendo le mosse dalla lettera al padre di Franz Kafka – è stato apprezzato, oltre che a piazza Repubblica a Milano, dove torna a grande richiesta, anche a Piacenza, al teatro La Pirate. Abbiamo incontrato uno dei due protagonisti, Maurizio Biancotti.
“Il sangue non è acqua” é un testo di grande impatto, affronta la tematica delle dipendenze filiali, del padre-padrone, dell’inibizione, del dolore. Cosa ti ha convinto ad affrontare questo spettacolo, peraltro così ben accolto?
É stata una scommessa con me stesso. Io non avevo mai recitato prima di questo spettacolo. Il mio lavoro e la miia passione è l’insegnamento . Accade peró che in due diversi stage di teatro io abbia conosciuto Antonio Mocciola e Luca O’Connor e da lì è nata la magia.. 
Devo dire che nulla mi spaventa e poi, data l’etá, ho bel chiari i miei limiti. A me interessa emozionare ed emozionarmi. 
Alla prima lettura del copione la mia preoccupazione non è stata come farò ad imparare le battute, bensì come potrò riempire la scena anche con i silenzi. Sono padre di due figli grandi, più o meno come l’età reale del mio collega. Ho un carattere diametralmente opposto a quello Hermann Kafka quindi quella è la sfida. Giocare a fare il padre padrone mi sta piacendo, ad ogni replica colgo una nuova sfumatura. Sull’inibizione del dolore devo lavorarci. Per formazione teologica il dolore amato si trasforma in amore. Qui devo cambiare prospettiva. Quando alla quarta replica mi sono accorto che la gente in sala stava piangendo ho toccato il cielo con un dito. Ero finalmente nella parte.
Un vestito si misura può avere mille difetti ma a forza di tagliare e privare diventa una seconda pelle.
Lo spettacolo è molto forte, a livello di immagine. Hai anche una breve ma intensa scena di nudo. Come hai vissuto  questa esperienza?
Amo fortemente questo spettacolo e rischio di piangere in scena. La cosa che mi preoccupa meno è la nudità, mi impaurisce la nudità dei sentimenti non quella fisica. Non mi accorgo neppure che Luca sia nudo durante lo spettacolo. É il vestito di scena esattamente come la camicia nera. Vorrei essere più atletico così come da copione ma ho qualche chilo in più. Come la vivo? Sarebbe una tragedia fossi un modello, qui sono attore quindi ho un fisico perfetto perché è scritto così.
Se le persone venissero in teatro per vedere un corpo nudo sarebbe veramente triste. Ho posato nudi per foto contro il body shaming o per campagne sociali. Ho il mio corpo e me lo tengo
Sei molto attivo anche nel campo del naturismo, ci parli dell’associazione Anita?
Da alcuni anni sono l’ufficio stampa della più importante associazione naturista italiana e da poco anche della Federazione. Il naturismo l”ho riscoperto una decina di anni fa quando, smettendo lo sport agonistico, faticavo a ritrovarmi in un corpo diverso. Trovo questo parallelo naturismo teatro nudo azzeccatissimo. Piero Pelù cantava è il mio corpo che cambia .. il naturismo é per me la libertá di essere me stesso. Non è vero che nudi siamo tutti uguali ma tutti sullo stesso livello. Io smetto di essere teologo, padre e insegnante. Tutti dovrebbero provare a stare nudi di fronte al mondo per poter dire io sono SOLO questo. Naturismo nei boschi, nei laghi alle mostre e in teatro. Ho perfino organizzato uno spettacolo in cui gli spettatori erano nudi. La prima volta nudo in scena è stato per l’ANITA. e per me è stato più facile.
Vorrei che si arrivasse ad accettare l’altro nudo senza pensare al sesso. Sesso e nudità sono due cose diverse e in ANITA ci battiamo perché questo diventi la norma.
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