Matrioska: tra rito e performance art, il teatro gnostico di Cinzia Cordella.

A sei mesi di distanza dalla presentazione del progetto in forma di studio a Palazzo Serra di Cassano e dopo il collaudo sperimentato con successo al Fringe Festival di Roma, torna a Napoli, come messinscena ormai definita, sebbene concettualmente sempre in fieri, Matrioska, lavoro ideato, scritto e interpretato da Cinzia Cordella, con la partecipazione di Gabriele Guerra, che contamina teatro e performance art e in cui si coglie, in maniera potente, la volontà di restituire alla scena la sua funzione primigenia, evocativa e rituale, grazie a un approccio sacro e magico all’azione teatrale.

Il presupposto da cui ha origine il progetto di Cinzia Cordella sembra essere, come denunciato fin dalla fase embrionale del lavoro e come indicato dal brano evergreen di Nada “Ma che freddo fa” che introduce il pubblico alla messinscena, l’irruzione della crisi nell’esistenza dell’individuo e della società.

La crisi, cioè il violento sopraggiungere di uno stato emotivo di profondo sconvolgimento e di grave frustrazione, è il punto di partenza di Matrioska, le cui suggestive tessere testuali, musicali e visuali – il corpo dell’attrice si trasforma anche in suggestiva superficie per le videoproiezioni – accompagnano lo spettatore, come in un rito di purificazione, a confrontarsi con questo doloroso stato d’animo al fine di rintracciare un significato “salvifico” e “illuminato”, laicamente e spiritualmente attendibile, all’esperienza traumatica della caduta e del turbamento.

L’interessantissima intuizione della Cordella risiede nella realizzazione di un’operazione sincretica che, riqualificando la dimensione teatrale all’interno dell’esperienza rituale, conferisce alla scena nuova linfa, coerenza e riconoscibilità: il teatro, nel progetto di Cinzia Cordella, diventa il modo in cui si dispiega il rito, lo spazio in cui si configura una nuova potenzialità comunicativa, la dimensione in cui si invera l’afflato e la tensione all’assoluto passando, ovviamente, per la voce, il gesto e il corpo, spogliato d’ogni sovrastruttura, dell’interprete/celebrante.

C’è qualcosa di profondamente trascendente, di affine al mitico e al mistico, in questa operazione della Cordella, una temperatura New Age che attinge la sfera individuale e collettiva e che, pur costringendoci a tenere gli occhi fissi sul pericoloso dilagare del materialismo contemporaneo, ci fa sperare in una trasformazione dell’uomo, in un possibile risveglio delle coscienze.

Muovendosi in maniera vieppiù agile e convincente tra citazioni e allusioni all’interno di un proprio personale pantheon di riferimento, che annovera tra gli altri William Blake, Gesù ed Einstein, e recuperando la propria dichiarata passione per la fisica quantistica, la Cordella, brava e dotata di grande carisma, percorre imperterrita i sentieri gnostici, filosofici e letterari alla ricerca di varchi che conducano al senso, che riscattino dall’apparente predominio del male e dell’ingiustizia, che consegnino, insomma, all’umanità un’accezione nuova e “divina” del proprio stare al mondo.

Theatre de Poche di Napoli, replica dell’01.12.2023

 

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