Corpo Eretico: una conversazione intima e immaginaria di Baliani con Pier Paolo Pasolini

Marco Baliani, attore-narratore da sempre attento alle tematiche del teatro civile, anche in un’ottica di teatro pedagogico-formativo, con Corpo Eretico decide di portare in scena una sua intima, immaginaria e impossibile conversazione con Pier Paolo Pasolini, intellettuale di cui Baliani coglie, in maniera bruciante, la complessità profetica e la contraddittorietà generativa del pensiero e della produzione letteraria.

Entrambi coinvolti in un medesimo clima culturale e sociale, con un ovvio scarto generazionale, entrambi conoscitori e frequentatori di borgate, anche se da prospettive diverse, entrambi critici verso il sistema, ma con approcci talora dissonanti, Baliani rintraccia proprio nell’eresia, che in Pasolini passava anche per l’esibizione scandalosa, coraggiosa e per l’epoca spregiudicata, del proprio differente orientamento sessuale, un elemento di comunanza con il grande intellettuale  friulano.

Nel dialogo a distanza intrapreso con Pasolini, Baliani si sofferma sugli aspetti più controversi del suo pensiero e della sua biografia, facendo emergere la potenza speculativa della sua indagine culturale e antropologica, condotta appunto da poeta eretico e corsaro, che rifugge qualsiasi facile adesione politica, correndo il rischio di sembrare incoerente e reazionario come quando, all’indomani dei violentissimi scontri di Valle Giulia, nel marzo del ‘68, a sorpresa, volle scagliarsi contro gli studenti che protestavano, espressione – a suo dire – di prerogative piccoli borghesi, esprimendo simpatia, al contrario, verso i giovani poliziotti, figli del popolo, “senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati, esclusi”.

Pur nella distanza che, ancor oggi, separa Baliani da alcune soluzioni ideologiche dell’ultimo Pasolini, innervate da uno spirito apparentemente conservatore, in contrasto con i processi della modernità che gli sembravano, spesso a buona ragione, volano d’accelerazione per l’incipiente omologazione capitalistico-industriale, l’attore-narratore in scena riconosce la forza dirompente e creativa della dialettica pasoliniana, la sua funzione di maestro, la sua altissima e sacra considerazione della paideia, l’indiscutibile umanità di un intellettuale tradito dalla società, dal Tempo (quello di Allora e anche quello di Adesso) e dalla Storia.

Galleria Toledo di Napoli, replica del 2 dicembre 2023

 

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