L’esordio letterario
di Mario Emanuele Fevola

Il suo primo libro, “L’amore ai tempi del caffé” è debitore, almeno nel titolo, di una celebre opera di Gabriel Garcia Marquez. Ma il giovanissimo Mario Emanuele Fevola, 23 anni, si smarca subito dall’ingombrante paragone con l’autore colombiano, recentemente scomparso: “Adoro i suoi scritti più brevi – afferma – come ad esempio “Nessuno scrive al colonnello”, ma trovo che nei romanzi lunghi la sua scrittura perda di incisività. Macondo e Napoli hanno molte cose in comune”. Nasce così un libro variegato, unito dal fil rouge del caffé. Sullo sfondo di un bar ruotano momenti di solitudine, ritrovo, pensiero, compagnia, amore. “Il mio primo libro, come spesso accade – racconta Mario – si muove su due binari, il biografico e l’autobiografico, con un senso del ritmo mutuato dai miei amori musicali, Pino Daniele in primis. Ma ci sono anche rimandi ad Hemingway, John Fante, Raymond Carver, Neruda. Molta America e Sudamerica, ma anche un pizzico di Joyce. Il mio amore per “Gente di Dublino” si vede e si sente….”. Edito dalla campana Albatros, “L’amore ai tempi del caffé” nasce, per dirla con l’autore, “per un bisogno di mettere nero su bianco i miei desideri, i miei impulsi, le mie paure. La scrittura, perché no, è un rifugio dalle delusioni, un giardino privato che si desidera rendere pubblico. Molti scrivono, ma pochi leggono. Io, ad esempio, amo acquistare autori emergenti. Ho curiosità per quello che gira intorno”. Ragazzo non banale, in tempi di appiattimento culturale il giovanissimo Fevola ha già contribuito a una bella iniziativa culturale riguardante il suo piccolo comune vesuviano, Massa di Somma. Seimila anime e poche occasioni: “Con Vincenzo Ciriello, Cristina Manzo, Valentina Tarallo e Giada Di Noia abbiamo fondato l’A.P.S Innuendo, e abbiamo creato, in una sala comunale, una biblioteca, istituendo anche una settimana del libro, in cui tutti gli abitanti hanno potuto contribuire portando i libri che avevano a casa. L’iniziativa ha avuto grande successo, e ci ha fatto capire che la strada é quella giusta”. E a proposito di progetti, presto “L’amore ai tempi del caffé” potrebbe trovare nuove, inattese, sponde: “Penso – conferma Mario – che questo libro si presti a uno spettacolo interdisciplinare che coinvolga anche musica e teatro. Amo molto le commistioni”. Per un ragazzo che si definisce “curioso, maniacale, sincero ma anche molto disordinato” i riferimenti non sono solo culturali, ma anche – o forse soprattutto – affettivi: “Devo a mia madre la tenacia, e a mio padre la curiosità. Ma anche Gabriella e mio nonno Mario hanno fatto di me quello che sono”. E che, grazie anche agli studi di psicologia, promette di diventare molto e molto altro ancora.
Antonio Mocciola

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