In Pa’ di Marco Tullio Giordana, un’idea poetica e suggestiva di Pier Paolo Pasolini.

Ognuno ha il suo Pasolini, com’è giusto che sia, e questo non è che il nostro: con queste parole, il regista Marco Tullio Giordana, che nel 1995 aveva diretto un’interessantissima pellicola dedicata al delitto del poeta dello “scandalo”, comunica nelle note di regia l’intenzione di presentare con Pa’ una sorta di biografia pasoliniana costruita a partire da una selezione di versi scelti della sua magmatica e intensa produzione poetica, senza preoccuparsi troppo di apparire parziale o arbitrario.

Come potrà verificare lo spettatore, non si tratta dei versi più popolari del poeta, benché alcuni siano abbastanza noti, come quelli tratti da Una disperata vitalità (“Morire non è/ nel non poter comunicare/ ma nel non poter più essere compresi”) o da La religione del mio tempo (“questo nostro mondo umano/ che ai poveri toglie il pane, e ai poeti la pace”) ma di testi tramite i quali Giordana cerca di delineare la fisionomia dell’ intellettuale che vive nel suo tempo, nel suo Paese, cercando di comprenderlo e descriverlo, immergendosi con tutto se stesso nello spirito di un’epoca, per coglierne contraddizioni e ragioni di sofferenza, speranze (pochissime) e delusioni (innumerevoli).

Luigi Lo Cascio, protagonista peraltro dell’indimenticabile film I Cento Passi diretto da Marco Tullio Giordana, interpreta con grande bravura e precisione i versi di Pier Paolo Pasolini, muovendosi su un palco/prato che evoca sia la campagna del paese natio, sia i campi di calcio, sport che il poeta praticava con passione, sia quella natura, verde e incontaminata che, nell’immaginario di Pasolini, diventava simbolo di una resistenza, senza dubbio vana, all’invasione del capitalismo industriale che, oltre a una trasformazione antropologica, stava definitivamente aggredendo anche il paesaggio del nostro Paese.

Un’operazione, insomma, quella di Marco Tullio Giordana, estremamente evocativa e coerente che, come dichiarato dallo stesso regista, non ha certo l’ambizione di dire “tutto” né fornire il quadro nemmeno abbozzato, ma di fare una cernita nell’immensa quantità di materiale poetico per restituire al pubblico, in un allestimento scenico quasi metafisico e suggestivamente ipnotico, un’idea vibrante e personale di un Maestro indiscusso del novecento italiano.

Teatro Mercadante di Napoli, replica del 14.02.2024

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