In CINEMAMUTO rivive il mito della Dora Film e l’anticonformismo di Elvira Notari, prima donna regista italiana.

La storia gloriosa e affascinante della regista campana Elvira Notari e della sua Dora Film, la casa di produzione cinematografica che portò avanti, insieme al marito Nicola, da 1906 al 1929, inanellando decine di successi tra gli oltre 60 lungometraggi e le centinaia di cortometraggi e documentari prodotti e, spesso, distribuiti con successo anche in USA, viene suggestivamente rievocata, sulla scena, da Cinemamuto, ultima interessante produzione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale.

La pièce, scritta da Roberto Scarpetti e puntualmente diretta da Gianfranco Pannone, regista che ha peraltro lavorato prevalentemente per il cinema e la televisione, è interpretata con bravura da Iaia Forte, nel ruolo dell’emancipata e moderna Elvira Notari e da Andrea Renzi, nel ruolo del censore che, in ottemperanza alle disposizioni istruite dal neonato regime fascista, ha il compito di informare la regista dei tanti tagli, delle modifiche e degli stravolgimenti necessari ad ottenere il visto per la proiezione delle sue pellicole ritenute contrarie ai valori della propaganda.

I continui dialoghi tra la Notari e il censore lasciano emergere, con grande delicatezza, due temperature umane differenti, due profili di diverso temperamento, assimilabili però in un’intima e comune sofferenza: da un lato Elvira, donna libera e artista consapevole, che si ribella al conformismo della propaganda fascista che non contempla, tra l’altro, la possibilità che una donna possa esprimere il proprio talento in maniera autonoma, dall’altro il censore, intrappolato in una solitudine senza scampo, che ha rinunciato alla sua stessa vita privata, al desiderio e all’amore, perché il regime non consente a un omosessuale di realizzarsi sentimentalmente e sessualmente.

Con grande eleganza, proiettando anche alcuni stralci dei film della Notari, Cinemamuto ci restituisce l’inesorabile e drammatico declino della Dora Film, impresa mitica e pioneristica dell’arte cinematografica italiana che, negli anni venti, si scontrò col triste progetto politico e con l’ottuso nazionalismo liberticida del regime fascista.

Teatro San Ferdinando di Napoli, replica del 09.05.2024

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