Il Kinder-traum Seminar di Moscato illumina la memoria dell’Olocausto: come barbarea così natalea, come tedeschea così massacrea

Immersi in un’atmosfera particolarmente suggestiva, anche grazie all’installazione creata da Mimmo Palladino che, evocando le recinzioni metalliche dei lager nazisti, crea una sorta di sipario/gabbia oltre il quale e all’interno del quale ha luogo la messinscena, con Kinder-traum Seminar si conclude quest’edizione, particolarmente sentita e sofferta, della rassegna We Love Enzo, dedicata a Enzo Moscato, poeta, intellettuale e uomo di teatro che ci ha lasciato qualche settimana fa e che, con la sua opera e il suo insegnamento, ha segnato un periodo importante della ricerca e dell’avanguardia linguistica, teatrale e poetica in Italia (e non solo).

Ripercorrendo con la memoria la drammatica vicenda dell’Olocausto, attraverso le voci e le testimonianze di Janusz Korczak, Tadeusz Kantor, Etty Hillesum, Primo Levi, Elie Wiesel, Gitta Sereny, Tzvetan Todorov, Mary Berg, Bruno Bettelheim, Robert Antelme, Edith Stein, Paul Celan e Marina Cvetaeva, l’onirico e potente lavoro di Moscato ci proietta nell’incubo collettivo della persecuzione e della deportazione presentandocelo appunto come un seminario sui sogni dei bambini o un seminario sui bambini in sogno (la giusta interpretazione del titolo tedesco è volutamente ambigua, come ambigua è lasciata dal filosofo Jung, a cui il titolo dello spettacolo è “rubato”).

I bravissimi interpreti, Cristina Donadio, Vincenza Modica, Giuseppe Affinito e la giovanissima Isabella Mosca Lamounier, si muovono come fantasmi, alla stregua di larve che emergono, con le loro voci e il loro dolore, da un immaginario impastato di violenza e terrore: come barbarea così natalea, come tedeschea così massacrea ripetono, in stato ipnotico, i personaggi della pièce che, creature iniziatiche, metastoriche e metatemporali, generate dalla coscienza dell’oltranza di Moscato, abitano l’ineffabile dimensione della creazione artistica e, in virtù di questa peculiare natura simbolica, illuminano con improvvise folgorazioni, gnostiche e poetiche, la memoria di una guerra atroce e disumana di cui è necessario conservare il ricordo, soprattutto oggi: vous souvenez-vous d’Hiroshima, pas?

Sala Assoli di Napoli, replica del 04.02.2024

Foto di Pino Miraglia

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