Graziano Purgante protagonista in “Dispacci da Mosca”
“Mi affascinano i meandri della mente umana”

Graziano Purgante, giovane attore partenopeo, è tra i protagonisti di un nuovo spettacolo ambientato a Mosca e sul fronte di guerra, diretto da Giuseppe Cerrone e prodotto da Roberto Schena. Ha una grossa responsabilità, aprire e chiudere lo spettacolo, dando a tutta la complessa vicenda il suo sguardo.

“Dispacci da Mosca” è un testo di Antonio Mocciola destinato a far discutere, si parte dall’invasione della Russia all’Ucraina, ma in realtà il “focus” è l’abuso, il sopruso, il ricatto e il commercio volgare di carne umana. Uno spettacolo politico e intimo allo stesso tempo. Il tuo personaggio, che l’autore ha disegnato per te, è un ragazzo borghese, sopraffatto dagli eventi. Che tipo di emozioni ti accompagnano prima di interpretarlo?

Sono un attore a cui affascinano tantissimo i meandri della mente e le sfaccettature del comportamento umano. Il pensiero di dover interpretare un ragazzo che per mezzo di eventi riscoprirà, o magari conoscerà per la prima volta, la sua persona e il suo mondo interiore in quanto individuo composto non solo da carne, bei vestiti e buone maniere ma anche fatto di prese di posizione, sbilanciamenti decisionali e soprattutto carico di un calderone di emotività in ebollizione pronta a far saltare il coperchio non può che suscitarmi tanta curiosità ed eccitazione nel conoscere questo personaggio che vive di una calma apparente. Sono pronto a concedere tutte le mie carte personali per sfamare l’urgenza e i bisogni che porta dentro il mio personaggio. Si tratta di “essere umani”, di mettere a servizio la propria umanità per dare vita alla persona che vive in quel personaggio. Per me ogni personaggio è una responsabilità.

Il corpo, fondamentale nella tipica narrazione dell’autore, è qui esposto quasi come agnello sacrificale sull’altare (in questo caso della patria). Hai delle scene di grande pathos in cui reciti completamente nudo. Cosa ti spinge ad affrontare questa sfida, in cui l’intenzione, il gesto, acquisisce una fragilità, un’emotività più viva, più cruda? Come la vivi?
È la scelta della modalità e del senso dell’utilizzo del corpo nudo perseguita da Antonio Mocciola ad aver rapito la mia curiosità e ad avermi convinto di provare questa nuova esperienza attoriale. Il corpo diventa esattamente un costume e, così come tale, allo spettatore reca un forte impatto solo quando inizialmente ne fa conoscenza ma una volta che la drammaturgia prende piede l’attenzione si focalizza sull’ “agire” del testo e finisci per perderti negli occhi dei personaggi, nelle loro anime e non più nei loro corpi. Denudarsi è una metafora concreta dello spogliare l’anima. Come prima esperienza è stata sicuramente difficile da elaborare, non avendo un buon rapporto col mio corpo sono partito fin da subito lavorandoci psicologicamente. Alla fine è diventato per me un elemento così relativo rispetto a ciò che il mio personaggio ha da raccontare, di cui voglio prendermi cura e mi importa gridare al mondo che l’entusiasmo dello scopo ha abbracciato anche il timore del nuovo. I pensieri di Graziano saranno sostituiti in scena, ci saranno solo quelli di Maksim e la sua vita coprirà ogni sorta di giudizio personale. Ancora una volta è l’importanza che ha per me il teatro nel suo scopo di risveglio delle menti e scossa delle anime a vincere su ogni altro tipo di freno. Spoglierò la mia anima.
Nel contesto del tuo percorso artistico, come si pone questo spettacolo, così diverso dal consueto?
Immaginando il mio percorso artistico come una lunga linea retta, questo spettacolo lo pongo nel mezzo di essa. È uno spettacolo di cambiamento, di alzamento dell’asticella personale, è un’esperienza che mi smuove nel dover destrutturare ciò che finora era stato il mio fare artistico, lasciando il segno come se fosse l’inizio di un nuovo periodo dal quale ne verranno altri, totalmente fuori correlazione magari, che mi porteranno ad una nuova destrutturazione ma che deriveranno da questo salto di qualità personale che ho ricevuto come attore da questo spettacolo. È una presa di coscienza e allo stesso tempo un salto nel vuoto.  
A parte “Dispacci da Mosca” che progetti hai per la prossima stagione?
In progetto oltre “Dispacci” c’è in elaborazione un altro gran bel testo che è stato il motivo del primo incontro con Antonio Mocciola, dal quale nacque il desiderio di conoscermi, “Unprotected – Montgomery Clift, divo di cristallo”, testo e regia di Antonio Mocciola, di cui ne sarò protagonista nelle vesti del vulnerabile e potente attore americano. Un testo ricco di tormenti, meandri oscuri e gioie represse. Il mondo, la società e le relazioni che schiacciano una vita che, nel bene o nel male, deve trovare una via di fuga. Ovviamente venite a vederlo per saperne di più! Ho altri bei progetti in lavorazione in collaborazione con un regista emergente, mio caro amico, che sta dimostrando di avere tanto da raccontare e di farlo a modo suo, Vincenzo Vecchione. Di questi è in programma “Uomini Bestia”, un testo di Davide Sacco che fa riscoprire quanto poco umani siamo e quanto c’è di bestia in noi, con il quale saremo in scena al Teatro Ateneo di Casoria il 20 e 21 gennaio 2024.
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