“Gloeden’s Darkroom”, scandalo a Taormina

“Gloeden’s Darkroom”, il barone “siciliano”

Il nobile artista che trovò fama a Taormina racconta la sua storia.

“Gloeden’s Darkroom” vuole celebrare la figura di un personaggio particolare, venuto dal nord, ma esploso al sud.

Impossibile girare per Taormina, una delle perle della Sicilia, senza incappare in foto in bianco e nero con giovani ragazzi nudi.

Alloro tra i capelli, drappi che non riescono a coprire i corpi in giovane sviluppo e pose che ricalcano le statue greche.

Sono fotografie scattate dal barone Wilhelm Von Gloeden, di matrice tedesca, ma sbarcato nella deliziosa cittadina nel catanese per curare una sua malattia.

Una bellissima casa fa da sfondo al suo soggiorno siculo, ma la sua passione per i giovani meridionali appare subito sfrontata.

Il suo pallino fu quello di immortalare la nudità di improvvisati modelli per sottolineare la bellezza maschile.

Negli scatti veniva fuori la sua arte, ma inevitabilmente anche la passione folgorante per quella carne fresca.

I modelli ancora minorenni, momentaneamente abbandonavano le fatiche della pesca, degli scavi, dei campi per diventare artisticamente immortali.

 

“Gloeden’s Darkroom” sottolinea lo scandalo del genio artistico del barone durante anni difficili.

Se l’omosessualità, purtroppo, fa scandalo ancora oggi, figuriamoci alla fine dell’Ottocento, quando il barone arriva in Sicilia.

La cultura dell’epoca non riusciva a comprendere il valore artistico di una passione, etichettando il tutto come banale pederastia.

Ma l’attitudine al servilismo e all’approfittare delle occasioni, costringeva madri a concedere i propri figli alle pose in cambio di denaro.

I ragazzi si susseguono davanti al flash dell’artista, all’interno della sua splendida villa, celebrando le bellezze dell’arte classica.

Fino all’arrivo di un giovanotto dal nord, apparentemente ignaro delle doti del barone e della sua serie di fotografie.

La conoscenza tra i due sarà sempre più intima, sempre più accesa, tralasciando l’arte e fomentando invece intimità e desiderio.

Von Gloeden distoglie la sua attenzione dagli scatti, nonostante la fama lo trasformi in un astro della cultura europea.

Ma questo comportamento porterà a delle conseguenze inimmaginabili per il barone e la sua viscerale passione.

 

“Gloeden’s Darkroom” è un allestimento dove cinque attori hanno impreziosito il lavoro di Antonio Mocciola.

L’autore Antonio Mocciola, da sempre caro a figure importanti del passato, ha voluto celebrare un artista mai capito all’epoca dall’ignoranza locale.

La sua figura diventò un punto di riferimento, più avanti, per la cultura omosessuale, accogliendo anche un nutrito turismo gay nella città di Taormina.

Le sue parole danno vita a cinque personaggi: Francesco Giannotti è il barone, con il suo piglio deciso ma scanzonato.

Stufo delle solite chiacchiere di mamme e modelli, porta avanti la sua arte e la sua passione nemmeno troppo nascosta.

Il carattere un po’ burbero e sbrigativo non riuscirà a nascondere le sue fragilità e il proprio cuore, con l’arrivo di un ragazzo speciale.

Salvo Lupo interpreta un giovane veneto finito quasi per caso in Sicilia e tra le braccia di Von Gloeden.

Il suo brio, la sua naturalezza porteranno l’uomo ad aprirsi in modo inaspettato, rivelando lati mai mostrati prima.

Serena Borelli è la sorella del barone, non baronessa perchè di padre diverso, ma attenta alla corrispondenza e agli affari del fratello.

Un personaggio particolare, talvolta rigorosa e precisa, ma con una seconda faccia altamente pericolosa.

Cristiano Migali e Silvia Casadei sono la faccia meridionale, i giudicanti popolani che additano il barone ma si concedono per approfittare delle sue ricchezze.

 

L’allestimento di “Gloeden’s Darkroom” risulta quasi impalpabile con una scenografia fatta di drappi.

Tessuti trasparenti che calano dall’alto rappresenta la scenografia dello spettacolo, e passerelle disposte in varie altezze.

La scelta dell’allestimento dona all’opera un valore etereo e sognante, creando un’atmosfera rarefatta molto elegante e perfettamente innestata nel racconto.

La regia di Mauro Toscanelli ricalca in alcuni momenti dei cenni al cinema surrealista, per movimenti e pose.

Un contatto appena accennato tra il barone e il suo amato ragazzo veneto risulta impalpabile, pur sfoggiando una danza piena di passione.

Non mancano riferimenti decisi e precisi alle pose reali dei ragazzi di Von Gloeden in alcuni momenti dello spettacolo.

I drappi, l’alloro nei capelli e quella posizione di mani e gambe, il corpo disteso o fieramente in piedi, viene mostrato anche sfacciatamente nella sua nudità.

“Gloeden’s Darkroom” è uno spettacolo ricchissimo sotto ogni punto di vista, per la storia non nota a tutti e per un cast di altissimo livello.

Le parole di Mocciola si fondono con l’azzeccatissima regia di Toscanelli per un lavoro che, si spera, possa trovare nuove repliche dopo le 6 al Cometa Off di Roma.

Gaetano Cutri

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