Giuseppe Brandi, parroco russo in “Dispacci da Mosca”
“Mi affascinano i personaggi con più dimensioni

Giuseppe Brandi, attore e musicista, sarà tra i protagonisti di un nuovo testo diretto da Giuseppe Cerrone e prodotto da Roberto Schena. Lo incontriamo durante le prove.

“Dispacci da Mosca”, in scena a dicembre al Tram, è un testo di Antonio Mocciola destinato a far discutere, si parte dall’invasione della Russia all’Ucraina, ma in realtà il “focus” è l’abuso, il sopruso, il ricatto e il commercio volgare di carne umana. Uno spettacolo politico e intimo allo stesso tempo. Il tuo personaggio, che l’autore ha disegnato apposta per te, è un prete ortodosso, un pope, che – ad onta di ogni messaggio ecumenico – è un ingranaggio del potere, perfettamente allineato con le politiche aggressive di Putin. Segretamente omosessule, vive con tormento e ferocia ogni tipo di impulso. Che tipo di emozioni ti accompagnano prima di interpretarlo?

Interpretare un uomo che finge, che mette in scena un altro sé come una pantomima, è affascinante. Da un lato vorrebbe esplodere, ma da un altro ne andrebbe della sua carriera. E’ un personaggio spaccato in due, dalla gigantesca bidimensionalità.

Il corpo, fondamentale nella tipica narrazione dell’autore, è qui esposto quasi come agnello sacrificale sull’altare (in questo caso della patria). Hai delle scene di grande pathos in cui reciti completamente nudo, come del resto accadde in “Colpo di grazia”. Cosa ti spinge ad affrontare questa sfida, in cui l’intenzione, il gesto, acquisisce una fragilità, un’emotività più viva, più cruda? Come la vivi?

Ammetto che spaventa sempre quando ti viene chiesto di andare in scena nudo, siamo abituati nella vita di tutti i giorni ad indossare abiti. Come in “Colpo di grazia” diventa un altro abito di scena. E’ giusto, qualche volta, violentarsi un po’, anche perché fin da piccolo non ho mai avuto un ottimo rapporto col mio corpo.

Nel contesto del tuo percorso artistico, come si pone questo spettacolo, così diverso dal consueto?

Venendo dallo Ztn affronto spesso un repertorio comico e umoristico. E’ un arricchimento come attore, in un gruppo che si sta consolidando, e anche perchè questo spettacolo affronta un tema, le guerre in senso lato, che fanno sempre orrore. 

A parte “Dispacci da Mosca” che progetti hai per la prossima stagione?

Per rinsaldare il “matrimonio artistico” con Antonio Mocciola, dopo essere stato Pietro Acciarito in “Colpo di grazia” e Gaspare Virgilio in “Occhi delinquenti”, ad agosto porteremo nel paese d’origine dell’autore, Anzi (Potenza) un testo di musica, poesie e parole, “I contadini non cantano”, viaggio in trincea di un soldato pacifista lucano, e poi affronterò un intensissimo monologo scritto sempre da Antonio, “Ero Verlaine”, dedicato al “poeta maledetto”. E poi ci occuperemo, anche questa volta, del nostro amatissimo Ztn, essendo allievi di Maurizio Capuano. Con me Francesco Petrillo ed Emanuele Di Simone, che ritroverò anche sul palco in “Dispacci da Mosca”.

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