La settima arte

Oggi ho avuto il piacere di intervistare Giuseppe Alessio Nuzzo, regista, produttore e autore, esperto di cinema sociale ed attuale direttore generale del Social World Film Festival, mostra internazionale dedicata al cinema sociale. Giuseppe ha studiato Cinema e organizzazione al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e Regia alla National Film and Television School di Londra. Si è laureato nel 2015 in Odontoiatria e protesi dentaria presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli con una tesi sperimentale a Los Angeles dal titolo L’odontoiatria nel cinema e lo spettacolo: nuove frontiere dell’odontoiatria estetica.

Ho visto che ti sei laureato nel 2015 in Odontoiatria e protesi dentaria con una tesi sperimentale intitolata l’odontoiatria nel cinema e lo spettacolo: nuove frontiere dell’odontoiatria estetica. Ce ne vuoi parlare?

Buonasera a tutti. La mia formazione accademica inizia con un percorso di studi in Medicina e Odontoiatria. Ho sempre avuto però un’enorme passione per il cinema e la regia. Negli anni in cui frequentavo il liceo, accolsi l’invito di una docente a seguire un corso di regia e lì scoppiò il cosiddetto fuoco sacro per la cinematografia. Sono sempre stato attratto da questo mondo e quotidianamente vedevo i film fino a tarda notte. Allora non c’era la disponibilità delle odierne piattaforme digitali e io facevo le ore piccole a vedere i cult del cinema mondiale in televisione. Sempre negli anni liceali realizzammo con la mia scuola un cortometraggio e vincemmo un concorso organizzato dalla Presidenza della Repubblica e fummo premiati da Giorgio Napolitano e da Rita Levi-Montalcini. La gioia per me fu enorme, indescrivibile.

In seguito vincemmo con un mio cortometraggio un concorso della regione Campania: un impianto fotovoltaico di centomila euro che ancora oggi svetta sui tetti della Alfonso Maria de’ Liguori di Acerra che è stata la mia scuola. Durante l’università sempre sospinto dall’amore per il cinema ho fondato un festival, il Social World Film Festival, mostra internazionale dedicata al cinema sociale e ai giovani.

In seguito il festival è cresciuto di importanza e prestigio e il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri mi selezionò come una delle dieci eccellenze del cinema giovane italiano, pagandomi un viaggio per studiare a Los Angeles. Da quel momento non ho mai smesso di andare nella El Dorado del cinema, decidendo di realizzare proprio nella città americana la mia tesi sperimentale in odontoiatria.

Sei anche uno scrittore. Me ne parli.

Non mi reputo uno scrittore nel senso puro e classico del termine, piuttosto mi definisco una penna prestata al cinema. Nel 2015 ho pubblicato Cinema è sogno – Antologia delle citazioni cinematografiche, una raccolta delle frasi e citazioni più belle e interessanti del cinema italiano tratte da oltre cinquecento film italiani dal muto ai giorni nostri, con la prefazione di Gian Luigi Rondi, storico presidente dell’Accademia del Cinema Italiano che assegna ogni anno il David di Donatello, e la postfazione del grande Enzo Decaro. Nel 2017 ho pubblicato un libro sulla difficile tematica dell’Alzheimer Lettere a mia figlia. Infine nel 2018 ho scritto il mio primo romanzo, Le verità, da cui è stato realizzato l’adattamento per il mio primo lungometraggio.

Su quale personaggio di fantasia realizzeresti un film?

Mi piacerebbe realizzare un film su un soggetto reale, piuttosto che su uno di fantasia. Sarebbe affascinante realizzare un biopic su Eduardo De Filippo. Ultimamente c’è un fermento culturale molto forte incentrato sulle sue opere, ma non sul personaggio Eduardo! Sarebbe una sfida interessante.

Una pecca e una prerogativa del cinema italiano.

Il cinema italiano è un cinema che ha fatto la storia e ha dettato legge per anni. Successivamente ha ceduto il timone agli Stati Uniti e all’Inghilterra. Ultimamente sta riscuotendo molto successo anche la cinematografia della Korea del Sud e dell’Iran. La grande pecca del cinema italiano è la quasi totale mancanza di fiducia nei confronti dei giovani e la graduale scomparsa della figura del produttore.

Il tuo film del cuore.

Il mio film del cuore è senza ombra di dubbio Nuovo cinema paradiso. Sono sempre stato un grandissimo estimatore della cinematografia e dell’arte di Giuseppe Tornatore. Nuovo cinema paradiso è un film che ha avuto un percorso decisamente travagliato e magico!

Come è nato il documentario Manuale sull’Alzheimer con Leo Gullotta?

Questo esperimento è un vero manuale, diviso in quattro capitoli, in cui interviste a ricercatori, studiosi, medici, istituzioni, ma anche operatori e pazienti, si alternano alla fedele ricostruzione di finzione che ha come volto quello dell’attore Leo Gullotta. È un viaggio alla scoperta dell’unica cura per l’Alzheimer, l’Amore. Il docufilm è stato anticipato dall’omonimo cortometraggio pluripremiato in tutto il mondo, menzione speciale ai Nastri d’Argento, primo premio al Giffoni Film Festival e premio Ettore Scola alla Casa del Cinema di Roma.

Un film per te sopravvalutato dalla critica.

Non ti so dare una risposta, anche perché la mia forma mentis mi ha sempre educato a discutere su un film, esaminandone i pregi e i difetti. Sicuramente esistono film acclamati e sopravvalutati dalla critica, ma come l’arte questo è un settore molto soggettivo.

Cosa consiglieresti ad un’aspirante regista?

Non mi sento ancor pronto per poter dare consigli. L’unica cosa che mi sento di dire è che questo è un lavoro che si sceglie per assecondare una voce che viene da dentro, una sorta di vocazione.

Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell’infanzia.

(François Truffaut)

 

Valerio Molinaro

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