Eduardo D’Orsi sarà Vanini in “Lasciare bruciare” di Mocciola
“Il mio corpo nudo emblema contro tutte le censure”

“Le vittime di Dio” é un progetto fotografico di Antonio Mocciola che, partito due anni fa al Pan tra tanto clamore e mille polemiche (celebri le contestazioni di Salvini e del mondo clericale), è poi approdato a Roma e, per la prossima data, sarà accompagnata da una performance attoriale che farà sicuramente effetto, affidata al giovane attore partenopeo Eduardo D’Orsi. Per l’occasione, Mocciola omaggerà un nome per molti oscuri, e che pure ha ispirato Giordano Bruno e tanti altri pensatori che hanno infastidito (eufemismo) i dogmi cattolici. Abbiamo incontrato l’attore sul set fotografico che accompagnerà lo spettacolo, e la relativa mostra.
“Lasciare bruciare” racconta i momenti finali della breve vita di Giulio Cesare Vanini, un eretico cui la chiesa non ha perdonato gli scritti pieni di ironia sulle assurdità di Vaticano e dintorni. Com’è stato l’approccio al tema, così singolare nel panorama del nostro teatro?
Un tema forse singolare nel panorama teatrale ma non certo nel quotidiano. Quante persone nella storia sono state zittite per le loro idee? Di quante conosciamo la storia? Quante vorrebbero urlare vendetta? Ecco, il mio approccio è stato questo: urlare “vendetta” di questa figura storica attraverso “Lasciare bruciare”.
In scena sei da solo, completamente nudo per tutto lo spettacolo. Di fronte a te, la presenza e l’attenzione di un pubblico che chiede al tuo corpo, alla tua voce, di raccontare una storia, senza nessun tipo di orpello, di scena, o di effetti speciali. Cosa ti spinge ad affrontare questa sfida, in cui l’intenzione, il gesto, acquisisce una fragilità, un’emotività più viva, più cruda? Come la vivi? Secondo te c’é ancora pregiudizio in Italia nei confronti del nudo, specie maschile, al cinema o in teatro?
Credo che il fatto che sia da solo in scena da ancora piú potenza all’opera e all’atto teatrale in se. La sua crudezza è ció che secondo me va esaltato, data la particolare condizione in cui si trova il personaggio. Non vedo fragilità alcuna. Per quanto riguarda il pregiudizio del nudo maschile penso che dipenda piú dall’uso che se ne fa e come viene presentato piuttosto che a una posizione presa in partenza.
Cosa pensi possa darti questa esperienza così estrema nel corso del tuo percorso artistico?
Oddio,estrema non direi, credo ci siano altre cose molto piú estreme di questa. Credo comunque che possa darmi nuove prospettive e spunti per il futuro.
Come ti definiresti attorialmente? Pregi e difetti
Un’adorabile canaglia. Con tutti i pregi dell’essere adorabili e tutti i difetti dell’essere canaglia.
E’ la prima volta che affronti un monologo? Che tipo di emozione provi? 
È la prima volta che affronto un monologo di questo genere. Mi suscita buone emozioni, ma soprattutto una voglia matta di mettermi alla prova in questa impresa.
Il tema della nudità è qui declinata come forma punitiva. Nel mostrarti nudo al pubblico é più forte l’imbarazzo, l’incoscienza o riesci a nascondere il tutto dentro al personaggio? 
L’incoscienza e la voglia di mettersi in gioco. A tutto il resto ci penserà il personaggio.
Quali sono le corde che vorresti dare a un personaggio che ha pagato sulla propria pelle le libertà delle proprie idee? Esiste ancora la censura su temi laici, secondo te?
Il personaggio lo vedo come un’animale in gabbia. Un animale che ha pagato un prezzo altissimo per la sola ragione di esistere. Quindi c’è una rabbia in lui, una forza pronta ad esplodere, con cui probabilmente si ritroverà a fare i conti proprio nei suoi ultimi istanti. La censura esiste, è esistita e sempre esisterà finchè esisteranno gli uomini, e non solo sui temi laici.
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