Col mito di Alcesti, Pisano porta in scena la società borghese e patriarcale priva di eroi e priva di leggende.

Ricorrendo a una lingua sincopata, provocatoria e originale, Fabio Pisano, interessante e apprezzato esponente della nuova drammaturgia italiana, si confronta, sia come autore che come regista, con il complesso mito di Alcesti, mettendo in scena una rivisitazione dell’opera di Euripide che intercetta abilmente le diverse e contrastanti temperature del testo antico, unico esempio di tragedia a lieto fine, con elementi perfino un po’ farseschi.

L’acronimo che funge da titolo della messinscena, A.D.E. A.lcesti d.i E.uripide, alludendo palesemente al mondo dell’oltretomba, focalizza in maniera bruciante il grumo tematico dell’opera, cioè la morte, la morte che Admeto, interpretato dal bravissimo Raffaele Ausiello, riesce ad evitare grazie al sacrificio della sua sposa, Alcesti appunto, interpretata in modo eccellente da Francesca Borriero. Nell’originale lettura di Pisano, all’eroico ed esemplare sacrificio della donna, che dà la vita  per il proprio compagno, per l’uomo che ama e che è anche padre della sua prole, fa da contrappunto la tiepidissima umanità di Admeto che, dietro una predisposizione caratteriale apparentemente mite, sembra celare il seme della codardia, una forma di inettitudine che gli rende arduo sostenere il confronto con qualsiasi impegno, con qualsiasi occasione che necessiti di un convinto gesto di abnegazione.

D’altronde, quest’incapacità di Admeto emerge anche nell’incontro con l’amico d’infanzia, Eracle, e con il padre Ferete, interpretati dal bravo e poliedrico Roberto Ingenito, nei confronti dei quali manifesta reazioni sostanzialmente esangui nonostante le sfacciate provocazioni e i torti subiti.

L’Admeto di Pisano è, dunque, un antieroe borghese e contemporaneo, un pusillanime disadattato che soggiace passivamente alla realtà, dal carattere tanto ambiguo e fumoso da apparire torbido, drammatico emblema dei tempi in cui viviamo, tempi in cui il tragico sacrificio di una donna, che afferma la propria volontà di autodeterminarsi fino alle estreme conseguenze, viene appannato dalla mediocrità di una società patriarcale i cui eroi hanno definitivamente smarrito qualsiasi eccezionale aura leggendaria.

Sala Assoli di Napoli, replica del 05.04.2024

 

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