Dalla cronaca al teatro, Storia di un oblio ci racconta la morte di un uomo reo di aver stappato una birra

“io valgo, valevo, una vita deve valere un po’ più di una birra, un pacco da sei? da dodici? da ventiquattro birre, no, che dici? è troppo?”: così ripete più volte – rivolgendosi direttamente allo spettatore – il protagonista di Storia di un oblio, potentissimo e coinvolgente monologo tratto dall’omonimo racconto di Laurent Mavignar, ispirato a un drammatico fatto di cronaca e interpretato da un vibrante ed energico Vincenzo Pirrotta.

La messinscena, sapientemente diretta da Roberto Andò, investiga, attraverso la voce dello stesso protagonista, la motivazione – o meglio l’assenza di qualsiasi motivazione razionale – che spinge quattro vigilantes a massacrare un uomo “colpevole” soltanto di aver stappato e bevuto una lattina di birra, collocata sugli scaffali di un supermercato francese.

I dettagli del drammatico fatto di sangue, i gesti dei carnefici divertiti ed esaltati dall’esercizio di una violenza cieca e belluina, i pensieri della giovane vittima che, fino alla fine, si aggrappa alla speranza che la ferocia animalesca delle guardie giurate possa finalmente placarsi, sono tessere di un quadro che ritrae un’umanità che si sta disumanizzando, un’umanità disponibile a negare l’altrui soggettività, un’umanità che reifica l’altro, privandolo di dignità e di tutte quelle caratteristiche innate che contraddistinguono un essere umano.

“Il procuratore ha detto che un uomo non può morire per così poco, che non è giusto  morire per una lattina di birra che uno ha tenuto in mano troppo a lungo”: più volte il protagonista ripete questo pensiero rivolgendosi al pubblico, ma lo ripete mentre il suo corpo, ermeticamente chiuso in un anonimo sacco atto a trasportare le salme, giace immobile, senza vita, su un tavolaccio qualunque perché – al contrario di quel che ha detto il procuratore – lui è morto per una lattina di birra tenuta in mano troppo a lungo, in una fredda corsia del centro commerciale.

Teatro San Ferdinando di Napoli, replica del 23.01.2024

 

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