Paolo Aguzzi – Il piacere di mimetizzarsi

Non tutti gli allievi del Teatro Elicantropo di Napoli diventano degli ottimi attori, ma quasi tutti gli ottimi attori di Napoli provengono da lì. A questo dato di fatto si attiene anche Paolo Aguzzi, classe 1987, che dalla provincia di Salerno è arrivato a Napoli per affinare un talento probabilmente innato. “E’ stato Carlo Cerciello il mio primo motore. Interpretare il ruolo principale in “Il cielo di Palestina” è stato un fulmine a ciel sereno. Lì ero il maestro di scuola secondaria da giovane, poeta palestinese imprigionato in cella. Sono Omar Suleiman da giovane, e lo spettacolo è un bellissimo esempio di teatro civile“. Nel parallelo col Cristo crocifisso, Paolo mostra un’impressionante dote drammatica: “Carlo mi ha lasciato molta libertà di interpretazione, con lui sono sempre a mio agio, mi ha detto di non aver paura di entrare fino in fondo nel dolore del personaggio. Ma la mia voglia era superiore alla paura“. Tutto comincia nella sua Battipaglia, con piccoli laboratori amatoriali a scuola, in cui affina anche la sua bella voce tenorile. “Poi – ricorda – ho appreso i primi rudimenti scenici di partitura teatrale con Pasquale De Cristofaro, ma la scossa l’ho avuta con il teatro quasi religioso, da adepti direi, di Anton Milenin, nel gennaio del 2012. Un lavoro di tipo mistico che mi ha molto colpito. Lì ho capito la differenza tra arte e spettacolo“. E il piacere di scomparire in un personaggio è affiorato con “La confessione” di Walter Manfré: “Ho interpretato “Il pianto della Madonna” di Michele Serra. Ho adorato il fatto che all’uscita nessuno mi riconoscesse!”. Si definisce “autocritico, empatico col pubblico e con una buona visione dell’insieme del palco“, ammira Monica Piseddu  a teatro, David Linch al cinema e due icone pop come David Bowie e Freddie Mercury, e confessa una certa predilezione per i ruoli da malvagio, come Caligola. “Se devo ringraziare qualcuno – confessa – penso a a Pasquale De Cristofaro ed Antonio Grimaldi, che sono stati determinanti per la mia formazione“. Di quel ragazzo martire di Palestina resta impresso lo sguardo di mistico dolore. Ma nella vita di ogni giorno Paolo Aguzzi ha una timidezza innata. Sarà il serbatoio di nuovi, imprevedibili, voli.

Antonio Mocciola

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