Il giallo è un colore difficile.

Oggi ho avuto il piacere di intervistare lo scrittore Valerio Marra. Nato nel 1985, Valerio lavora e vive a Roma ed è laureato in Scienze per l’investigazione e la sicurezza presso l’Università degli studi di Perugia. Tra le sue opere spiccano Le scottanti verità, L’eco del peccato e Anima bianca, romanzi dedicati alle indagini del commissario Festa. La casa editrice Newton Compton ha pubblicato i testi La donna del lago Una notte buia di settembre.

Ciao Valerio, cosa rappresenta per te la scrittura?

La scrittura è espressione. Una conquista. È la mia occasione.

Quale scrittore ha maggiormente influenzato il tuo percorso e il tuo stile?

Leggo molto, di conseguenza non saprei dire con esattezza quale sia l’autore che mi ha influenzato di più. Così, dico il primo e l’ultimo: la prima è l’autrice che mi ha fatto innamorare della lettura, e si tratta di Danila Comastri Montanari, con la serie dedicata al senatore Publio Aurelio Stazio.

Difatti, il primo romanzo vero e proprio che ho letto è stato Cave canem, nella prima edizione del 1993 de Il giallo Mondadori. Il secondo è Maurizio De Giovanni, l’autore “seriale” che per ultimo mi ha appassionato e influenzato, soprattutto con la serie dei Bastardi di Pizzofalcone.

Quale serie o film del passato avresti voluto scrivere?

Be’, come detto, scrivere un giallo storico alla Danila Comastri Montanari mi sarebbe piaciuto. Però anche una sceneggiatura come The Game, il film del 1997, non sarebbe stata male. A dirla tutta, però, sono tante le cose che avrei voluto scrivere, come sono tante quelle che vorrei scrivere. Chissà…

Perché ti sei laureato in Scienze per l’investigazione? Per capire meglio i tuoi personaggi? 

In quel periodo, avevo bisogno di qualcosa che riducesse, se possibile, ancora di più il mio tempo libero. Così ho iniziato un nuovo corso di studi universitario (sorride n.d.r.). Scherzi a parte, venivo da studi “tecnici” tipici del settore economico. Così, ho voluto mettermi in gioco e provare qualcosa di nuovo. E, a oggi, sono felice della scelta che ho fatto.

La tua canzone preferita?

Così, su due piedi, direi “Anonimo” di Lucio Battisti. Un’opera visionaria, inserita in un album visionario, che, a quasi quarant’anni di distanza, risulta ancora innovativo.

Come nascono le tue storie?

Potrei dire tante cose, ma la realtà è una sola: non lo so. Forse le storie ci sono sempre state, dentro di me. Dovevo solo tirarle fuori…

Ci vuoi raccontare “Una notte buia di settembre”, il tuo ultimo romanzo?

No, altrimenti, poi, non lo legge più nessuno (ride n.d.r.)! Dai, lo dico in quattro parole: è un giallo pretesto. Il caso giudiziario, infatti, è solo una “scusa” per raccontare altre storie e fare arrivare altri messaggi.

I tre libri che andrebbero letti durante la vita. 

Non credo che esistano libri che bisogna necessariamente leggere. Però bisogna leggere necessariamente.

Che consiglio ti senti di dare ad un giovane scrittore?

Il consiglio è sempre lo stesso: bisogna leggere, studiare e scrivere. Poi, quando hai finito, leggere, studiare e scrivere. Non esiste altro modo e non ne esisterà mai un altro.

 

Spesso la vittima è più colpevole del suo assassino.

Maurizio De Giovanni.

 

Valerio Molinaro

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