Le Maschere

Ugo Giacomazzi e Luigi di Gangi ripropongono Le Maschere

L’opera di Mascagni al Teatro Goldoni di Livorno

L’8 agosto 1908, a Livorno, va in scena per la prima volta Le Maschere di Pietro Mascagni. L’opera, diretta dallo stesso autore, è un successo tale da appianare i dubbi, le critiche e i pareri contrastanti che avevano seguito le recite romane, milanesi, genovesi, torinesi, veneziane, veronesi e napoletane. L’11 e il 12 febbraio 2023, in tempo di carnevale, i registi, costumisti e scenografi Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi ripropongono l’opera di Mascagni al Teatro Goldoni di Livorno. Dirige l’orchestra il maestro Mario Menicagli.

Giacomazzi e Di Gangi ripropongono Le Maschere

La nuova produzione, realizzata in collaborazione con la Fondazione Carnevale di Viareggio, sfoggia una scenografia vivace, coerente con la trama e intenta a omaggiare Burlamacco, simbolo del carnevale viareggino. L’opera esalta tuttavia almeno un’altra tradizione, quella della Commedia dell’Arte, conosciuta e riproposta nel corso del Novecento attraverso la mediazione di Carlo Goldoni, dell’iconografia e di Giorgio Strehler.

Arlecchino, Arlecchini

Se è impossibile dimenticare l’energia acrobatica di Ferruccio Soleri della regia strehleriana de Il servitore di due padroni (1947), bisogna anche ricordare che esiste una versione più antica di Arlecchino, quella dello “zanni” Tristano Martinelli (1557-1630). Quest’ultimo è ombra dell’Hellequin infernale e diabolico che già troviamo nelle masnade del XIV secolo e che anche Dante e Virgilio incontrano (con l’italianizzato nome di Alichino) tra i canti XXI e XXIII, gli unici a carattere comico della Divina Commedia. Il personaggio interpretato da Martinelli sarà poi sostituito da quello di Domenico Biancolelli (1636-1688) la cui tradizione – complice la mediazione francese – sarà poi tramandata fino ai giorni nostri.

L’Arlecchino di Giacomazzi e Di Gangi

Autore di trame, curioso e vivace tombeur de femmes, l’Arlecchino di Giacomazzi e Di Gangi ricorda alcuni oli su tela di Giovanni Domenico Ferretti (ante 1751) e, in special modo, le porcellane diffuse in tutta Europa durante la seconda metà del Settecento, ritraenti i personaggi della Commedia dell’Arte in pose stereotipate. Il tenore Didier Pieri calza la parte in maniera egregia, vantando notevoli doti recitative e canore. Spigliato e beffardo, il suo punto di forza è l’intonazione e la precisione nel canto.

I personaggi della Commedia dell’Arte

Accanto a lui, alcuni dei canonici ruoli presenti nelle antiche compagnie di mestiere, come ad esempio la prima “amorosa” Rosaura (Valentina Corò), figlia dell’avaro Pantalone (Vladimir Alexandrovich) e innamorata di Florindo (Matteo Falcier), e il Dottor Graziano (Giacomo Medici). A supportarli, i loro servi e confidenti Colombina (Irene Bonvicini), Tartaglia (Massimo Cavalletti) e Brighella (Marco Miglietta). I motori della vicenda, basata come di consueto su un amore contrastato, sono Capitan Spavento (Min Kim), promesso sposo di Rosaura, e il suo servo Arlecchino.

Una messinscena di sapore meta-teatrale

Tra incursioni recitate e scenografie evocative, Le Maschere intrattiene e diverte il pubblico anche grazie al brio e all’intesa tra le componenti del cast. Le voci incisive e potenti di Min Kim e di Matteo Falcier dialogano molto bene con l’orchestra e il rigoroso lavoro sull’interpretazione rende l’insieme tutt’altro che statico. È una messinscena di sapore meta-teatrale: le maschere fanno il proprio ingresso dalla platea, coinvolgendo fin da subito il pubblico e abbattendo metaforicamente la “quarta parete”. Gli attori-cantanti “abitano” il teatro: chiamano in causa il direttore d’orchestra, cercano gli occhi del pubblico, fanno incursione nei palchetti.

Coro e costumi

Il coro, diretto dal maestro Maurizio Preziosi, è riccamente vestito. La varietà degli abiti, che rimanda la memoria alla Venezia del Settecento, non rinuncia a riferimenti molto più recenti, in un continuo gioco di scambi tra finzione e realtà, tra passato e presente, tra teatro e vita. Anche la prima donna Corò e la Colombina Bonvicini indossano con vitalità abiti ispirati a un’epoca passata ma decisamente accorciati, a rimarcare – specie nel caso di Rosaura – quanto i tempi siano cambiati e quanto le donne, come già magistralmente accadeva in tempi troppo spesso dimenticati con grandi attrici del calibro di Isabella Andreini e Virginia Ramponi, possano rappresentare la grande attrattiva del pubblico pagante per talento e prestanza scenica.

Tradizione e innovazione

Il prologo che apre la rappresentazione, ideato e scritto dai registi e ben integrato con il lavoro di Mascagni, concorre ad avvicinare la tradizione ai nostri giorni. Giacomazzi e Di Giangi dimostrano, con apparente semplicità, che l’innovazione non è sinonimo di scardinamento; questa versione de Le Maschere accontenta gli amanti del melodramma ma ha anche il potenziale di attirare nuovo pubblico, unendo gusti e generazioni. Come l’atmosfera generale della recita, anche il finale è lieto e accolto dal pubblico con applausi a scena aperta.

Livorno – TEATRO GOLDONI, 14 febbraio 2023

Benedetta Colasanti

 

LE MASCHERE – Direttore: Mario Menicagli; regia, scene e costumi: Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi; light designer: Michele Rombolini; orchestra e coro del Teatro Goldoni; maestro del coro: Maurizio Preziosi; interpreti: Massimo Cavalletti (Giocadio, impresario; Tartaglia, domestico in casa di Pantalone), Vladimir Alexandrovich (Pantalone), Valentina Corò (Rosaura), Matteo Falcier (Florindo), Giacomo Medici (Dottor Graziano), Irene Bonvicini (Colombina), Marco Miglietta (Brighella), Min Kim (Capitan Spavento), Didier Pieri (Arlecchino).

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