“Tre atti unici da Anton Čhecov”, una lezione di leggerezza e convulsa ironia

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Una stanza stretta, due coppie, due tavoli, qualche sedia; pochi essenziali oggetti ed immediatamente ci si immerge nelle nevrosi quotidiane fatte di incomprensioni e malintesi, nell’antitesi uomo donna. Espressioni, gesti e pensieri diversamente ostentati.Le divergenze nascono e si evolvono rapide, veloci oscillando fra l’ ironia sottile, le risate piene e la sospensione nata dall’incapacità di uscire da quel gap emozionale fra   uomo e donna. Errori di comunicazione fanno da filo conduttore fra le storie che si susseguono. E poi un abbraccio, una carezza, un gioco e l’uno si ricompone.

È un Čhecov finalmente leggero quello diretto e interpretato da Roberto Rustioni, 85 minuti di tensione emotiva, di una corda che si tende fra maschio e femmina.

Mirabile l’interpretazione di Valentina Picello, Roberta Rovelli e Antonio Gargliulo che, insieme con Rustioni ci danno una lezione di ritmo e gestualità, di grande mimica e sincronia.

La pièce è travolgente, divertente, un continuum di sentimenti ed isterismi che travolgono lo spettatore, ognuno di noi è Elena, Ivan, Natalia, Gregory.

I tre atti unici, la domanda di matrimonio, l’orso, l’anniversario, si rivelano attuali e vivaci. Si ha la familiare sensazione di esser in una casa italiana dove urla e stati convulsivi governano gli animi e le azioni.

Un Čhecov ironico, tagliente, diretto che non lascia spazio ad interpretazioni equivoche laddove è proprio la dicotomia fra i livelli comunicativi a regger il gioco teatrale.

 

Roma, teatro Vascello, 8 febbraio 2014

Elena Grimaldi

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