“SulmonaCinemaFestival”, nobile transizione
per resistere al degrado istituzionale

10426155_10204852319619988_6327401330789210375_n

Esserci. Pronti, anche il prossimo anno, a “dire 33”, come i malati a cui il medico deve ascoltare le spalle. Ma la “malattia” del Sulmonacinema festival non è endemica, bensì sociale. Se quest’anno la “location” non è l’istituzionale cinema cittadino, bensì il civettuolo “Soul Kitchen”, locale da musica e da cibo dell’anima, è perché la sala Pacifico è ancora nel limbo tra la pellicola e il digitale, sospesa come mille altre in Italia, per capire se – stringi stringi – alla gente interessa ancora spendere qualche euro, e un paio d’ore, per uscire di casa e vedere un film. Nel frattempo, Marco Maiorano e il suo encomiabile staff danno continuità alla prestigiosa storia del Festival con un manipolo di titoli di grande spessore, nel solco della tradizione: “Belluscone” e “La trattativa” sono stati un ottimo inizio, fotografie di un’Italia arresa e smangiata dalla corruzione. Che sia il surreale cinismo di Maresca e l’addolorata ricerca della Guzzanti, il risultato di denuncia si perde nei meandri di Nostra Signora Distribuzione. E allora, meno male che “Il Sulmona” c’è e pazienza se più che un Festival, la XXXII edizione somiglia a una rassegna, seppur di prego; senza vincitori né vinti, senza giuria né star, ma con la nobile passione della divulgazione, e la consueta affabile professionalità. Otto proiezioni, di cui due anteprime, quattro concerti, un incontro di approfondimento sull’importanza delle film commission e sul loro ruolo di driver di sviluppo economico e occupazionale. Questo vedranno i sulmonesi e i tanti turisti che rendono omaggio a una delle città più belle d’Italia, scrigno di tesori ingiustamente offuscati dall’esplosiva notorietà dei mitici confetti. E se le istituzioni sonnecchiano, qualcosa si muove. Non è solo resistenza, è qualcosa di più. Un movimento sotterraneo e potente, come certi fiumi carsici, che prima o poi sgorgherà impetuoso e forse devastante. Sono i giovani che non si arrendono alle slot machine e alle sale scommesse, ai centri commerciali e all’abulia della televisione. Sono i giovani di tutte i SulmonaFestival d’Italia, pronti a riprendersi il timone di un’Italia alla deriva, che ha sognato col cinema, che ha vissuto di cinema, e che dal cinema potrà essere scossa dalla letargia, dalla sordina imposta da politici analfabeti che hanno bisogno di narcotizzare le masse (Berlusconi ne ha fatto un’arte, o meglio un impero) per manovrare indisturbati la nave. Forse la nottata sta passando.

Antonio Mocciola

Share the Post:

Leggi anche