Strade diverse per un destino comune
“Io e Elena” contro ogni retorica

Donatella Busini ha una scrittura felice perché senza i ridicoli stereotipi e le assai patetiche ipocrisie in rosa dei tempi attuali, sa raccontare i lati oscuri del pianeta femminile, andando chirurgicamente a sondare i bisogni inespressi di vite rese complicate (se non impossibili) dai diktat sociali in voga e dalla croce di una figlia più spesso ricoverata in un ospedale psichiatrico che libera di vivere la propria giovinezza. E lo fa partendo dalle vicissitudini dei personaggi di “Un tram chiamato desiderio” di Tennessee Williams, interpolando liberamente il testo alle proprie finalità narrative con un’operazione che, alla fine, risulta efficace e creativa senza la pedissequa riproposizione dell’originale.

Ma alla Busini non basta scrivere (o riscrivere) e sente su sé medesima l’esigenza di dare corpo e voce a quella donna matura ma non (ancora completamente) vinta dagli eventi; è una Giovanna che cerca (e annega) più nelle chat dello smartphone che nell’alcool la vana conferma di un’avvenenza che sfiorisce tanto più la sua suicida caparbietà rincorre, trascurando e mal sopportando la saggia ma inascoltata voce della figlia che – forse proprio perché “matta” – dispensa piccole e sempre disattese occasioni di riflessione e di purezza, di riscatto e di salvezza.

Donatella Busini ci consegna un’interpretazione che la sua fisicità asciutta e nervosa aiuta a rendere vibrante e drammatica, disgraziata e palesemente destinata al baratro, seppur non sempre del tutto sotto un controllo attoriale perfetto che il personaggio avrebbe richiesto. Parimenti, l’altrettanto valida Ornella Lorenzano manca a tratti di qualche registro emotivo in grado di marcare quella saggezza dei folli che si contrappone alla disperazione materna. Ma il legame complessivo c’è e gli equilibri registici voluti da Mauro Toscanelli reggono senza sforzo, aiutati anche da una precisa e riuscita scelta dei tanti costumi che diventano essi stessi ossatura narrativa e scenica di quel turbinare ciclotimico della protagonista.

“Io e Elena” resta un’eccellente occasione per un breve ma forse salvifico straniamento dall’invasiva retorica contemporanea che delle donne fa troppo spesso un uso banale e strumentale, lasciandole (un attimo dopo la centrifuga propagandistica dei social network e le rappresentazioni pseudo inclusiviste della televisione) alle prese con realtà ostili e asfittiche, non necessariamente cagionate dal maschio bruto e patriarca, ma dalla durezza dell’umana condizione che avvinghia chiunque abbia un umano sentire…

Francesco Giannotti

 

Teatro Trastevere – Roma

11 – 12 – 13 – 14 maggio 2023

“Io e Elena” di Donatella Busini

regia Mauro Toscanelli

con Donatella Busini e Ornella Lorenzano

scenografia Mauro Toscanelli

luci Francesco Bàrbera

costumi Emanuele Zito e Claudio Giovannelli

aiuto regia Francesco Maggi

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