Ispirato ad una crudele storia vera, presso il Teatro Bolivar di Napoli è stato portato in scena “Sottozero”, ideato da Antonio Mocciola e scritto a quattro mani insieme a Sandro Dionisio che ne ha curato anche la regia.
Pietro Ioia è il nome del protagonista, interpretato da Ivan Boragine, ma il vero Pietro Ioia, nello spettacolo, ha vestito i panni dell’aguzzino, di quel secondino che, nei 22 reali anni di carcere, ha reso la sua prigione un vero incubo, attraverso molestie, umiliazioni, sottomissioni e degrado che vanno molto oltre le privazioni della vita carceraria. “Sottozero” è volutamente un pugno nello stomaco, per le scene crude portate sul palco, ma soprattutto è un modo per denunciare la cupa realtà di molti detenuti che talvolta non hanno più potuto vedere la luce del sole.
Ivan Boragine ben veste i panni del malavitoso dalla dignità annientata, così come il suo compare di cella, portato in scena da Diego Sommaripa, che aiuta anche a stemperare, con qualche lieve sorriso, la forte tensione dello spettacolo. Marina Billwiller incarna a più riprese le anime femminili che ruotano intorno alle vittime del carcere, esprimendo al meglio il turbamento dell’attesa di una donna legata ad un prigioniero e alla vita difficile che è costretta a sopportare. Sorprendente Pietro Ioia, presidente dell’associazione Ex Detenuti di Poggioreale che ha incarnato alla perfezione la perfida guardia carceraria, la stessa che ha purtroppo conosciuto di persona, mettendo in luce la sua crudeltà, ma anche un risvolto interiore molto toccante. La regia di Dionisio riesce ad esprimere bene la forza delle scene più spietate, lasciando però anche spazio alla poeticità dei bellissimi monologhi dei protagonisti.
Ce ne vorrebbero mille di spettacoli coraggiosi come “Sottozero”, per la necessità di manifestare episodi noti ma che spesso si fa finta di non sapere.
Gaetano Cutri