Simone Giulietti é pronto ad affrontare un testo di Antonio Mocciola, per la regia di Emilia Miscio, col piglio di sempre e una professionalità a prova di bomba.
“Il fascino breve delle farfalle” é un testo inedito, in cui si immagina la vita di Bosie, ovvero Alfred Douglas jr, dopo la morte dello scrittore. A nostra memoria, il personaggio – pur importantissimo nella storia della letteratura – non é mai stato portato in teatro. Questa responsabilità ti preoccupa o ti esalta?
Mi preoccupa e mi esalta. Mi preoccupa dover interpretare un personaggio che, seppur minoritario nei confronti del più celebre Oscar Wilde, rimane comunque di grande spessore. Del “Bosie” giovane conosciamo bene il temperamento oltre che le vicende, molto meno conosciamo di quello anziano, quello che dovrò interpretare. L’autore ha preso spunto dalle notizie su di lui, del suo percorso volutamente o forzatamente controcorrente rispetto a quello intrapreso in giovane età e ne ha ricavato un’identità tanto ricca quanto tormentata. Inoltre, come hai detto, è un inedito e dover essere il primo a dover interpretare una figura di tale portata è una responsabilità sia dal punto di vista attoriale, sia nei confronti del personaggio stesso. Per questi stessi motivi però non posso non essere esaltato da questa sfida.
Principalmente la lettura del testo. Quando mi è stato sottoposto mi sono emozionato. Il Bosie immaginato da Antonio Mocciola è allo stesso tempo nostalgico, ma anche severo nei confronti del suo passato e di se stesso. Ha un atteggiamento duro, misto però al tormento e al lato più sensibile, a volte anche impaurito davanti all’incarnazione delle sue angosce, che è il personaggio di Ciro (spledidamente interpretato da Nino Palmeri). Leggendolo ho provato una forte empatia con il personaggio. Non solo ho accettato con entusiasmo, ma ho fortemente voluto un incontro con l’autore per conoscere meglio tutte le sfumature del testo e approfondire meglio il mio ruolo. L’incontro non ha potuto che confermarmi di aver fatto la scelta giusta e che intorno a quel tavolo a cui sedevamo io, la regista Emilia Miscio, Antonio Mocciola e Nino Palmeri stava nascendo qualcosa di magico