“Sette minuti”, il tempo eterno dei migranti

Al teatro Civico 14 di Caserta, spesso scrigno di piccole e grandi perle, debutta “Sette minuti” di Luisa Guarro, adattamento del romanzo “Uomini sotto il sole” di Gassan Kanafanim, scrittore palestinese ucciso dal Mossad a soli 36 anni. E’ il viaggio attraverso il deserto da Bassora al Kuwait di tre uomini di diverse età (interpretati da Ivano Russo, Antonio Spiezia ed Omar Suleiman, anche produttore e realizzatore delle scene), caricati su un malandato camion-cisterna da un ambiguo carovaniere (interpretato da Luca Gallone) agli ordini di un burocrate fuori di testa (Rosario Giglio). E i sette minuti, all’interno della torrida cisterna per non dare nell’occhio, per i tre uomini in fuga rappresenta la clessidra di vite leggere come carta velina. Il dramma dei popoli migranti piomba semplice e crudele nella gola degli spettatori. Senza bisogno di orpelli e particolari artifici scenici (ma ottimamente servita dalle eleganti luci di Paco Summonte) la Guarro mette su uno psicodramma asciutto e poetico, specie nel suggestivo finale, con una candela che lascia pian piano spazio al buio, e al gelo di una salvezza non soddisfatta, e non rimborsata. Se Ivano Russo ben restituisce lo smarrimento di un ragazzino alle prese con un gioco più grande di lui ed Omar Suleiman (nella foto) porta tutta intera la sua intensissima verità, sorprendono la tensione rappresa dell’ottimo Antonio Spiezia e il giano bifronte di Luca Gallone, forte coi deboli e viceversa, ma sempre con eccellente versatile capacità attoriale. La regia lascia campo agli estri attoriali, come nel prezioso cammeo di Rosario Giglio, ma sorveglia severa la mise en scene, per lasciare intatto il messaggio. E più nudo l’orrore.
Antonio Mocciola

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