“Sala operatoria”, un ricovero onirico racconta la vita

FB_20140328_15_29_28_Saved_PictureBasta una chiacchierata con un amico o un familiare per tirar fuori l’occasione di parlare di malasanità, di condizioni pietose in cui gli ospedali del nostro paese versano, di medici che non sanno fare il proprio lavoro o di presunti tali che esercitano senza avere i titoli adeguati per poter svolgere una simile professione.

Partendo probabilmente da questo tema, il giovanissimo Cristian Izzo ha dato vita a “Sala Operatoria”, opera teatrale da lui scritta e diretta, nonché interpretata al fianco di Massimo Masiello. Quello sulla malasanità è però solamente un pretesto per raccontare qualcosa di molto diverso, qualcosa che appartiene alla vita e ai suoi meccanismi, alle certezze che qualcuno sembra riuscire a catturare durante il proprio cammino ma che spesso decadono per una parola, una frase, un incontro.

Difficile raccontare la storia senza banalizzarla: tutto è condensato nella sala di un ospedale in cui Salvatore, ricoverato per una cisti, incontra Emilio, degente per appendicite da ben sette mesi, mentre i due pazienti sono circondati da medici ed inservienti che appaiono come automi senza l’utilizzo di parola e udito.

“Sala operatoria” riesce a miscelare al tempo stesso un pizzico di noir tinteggiato addirittura di horror su una base di solida commedia e con una spolverata abbondante di teatro dell’assurdo, rievocando un’atmosfera onirica che può sembrare fuori luogo ma che rappresenta invece il perno essenziale su cui il testo si fonda.

Ha voluto sparare molto in alto il giovane autore nel proporre uno spettacolo lieve ma complesso, che può destabilizzare ad un primo impatto, ma che racchiude una visione del mondo interessante e complessa da immortalare sul palco di un teatro.

Gaetano Cutri

Napoli – Teatro De Poche 27 marzo 2014

Foto di scena di Fiorella Passante

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