Queer, surreale e camp Il Frigo di Copi nella liberatoria e caleidoscopica interpretazione di Massimo Verdastro

È possibile ridere di violenze e solitudini, di delitti e rapine, di ossessioni e disagi psichici? Se la risata è quella assurda, grottesca e surreale di Copi e se rivive nell’invenzione e nell’impareggiabile interpretazione di un maestro del teatro italiano, quale è Massimo Verdastro, la risposta non può essere che una: non solo è possibile riderne ma farlo è addirittura necessario e, soprattutto, liberatorio.

Il Frigo di Raul Damonte Botana, noto come Copi, fumettista, scrittore e attore argentino, di origini italiane ma “francese” relativamente alla lingua adottata per scrivere i suoi testi, è un atto unico inquietante ed esilarante, che porta in scena la presenza misteriosa e spiazzante di un enorme frigorifero, apparso dal nulla alla stregua di un’entità soprannaturale e aliena, che si propone fin dall’inizio come totem intorno al quale sei personaggi camp, bizzarri e sopra le righe, danno corpo e voce a una delirante danza sul vuoto delle proprie ossessioni e delle proprie nevrosi, intrecciando con caotico e geniale estro creativo, nel vertiginoso e funambolico trascorrere da un personaggio all’altro, sentimenti ambivalenti, desideri frustrati, disagi edipici, timori ancestrali e proiezioni emotive.

Crudele sberleffo alla società borghese contemporanea e al presunto dominio dell’ordine e della ragione, Verdastro con raffinatissima sensibilità attoriale e profonda conoscenza del teatro di Copi, coadiuvato nella direzione registica dal bravo Giuseppe Sangiorgi, crea dei personaggi di potentissimo impatto scenico e dà scacco matto a qualsiasi pretesa logica e cartesiana, a qualsiasi soluzione psicanalitica e consolatoria, a qualsiasi binaria interpretazione della vita e degli esseri viventi.

Attraverso un immaginario che oggi definiremmo queer, immaginario che Copi, autore dichiaratamente omosessuale, rivendicava con fierezza e consapevolezza civile, già nella seconda metà del ‘900, Il Frigo si propone come esempio di drammaturgia di segno intrinsecamente politico anche perché, restando nel campo delle simbologie freudiane, il corpo a corpo con l’elemento totemico conduce inevitabilmente a disinnescare i condizionamenti sociali, a disinnescare i conseguenti tabù e a vivere, in maniera libera ed euforica, la propria esistenza caleidoscopica e non conforme.

Urge notare, infine, che Verdastro e Sangiorgi hanno scelto di utilizzare la traduzione che, della commedia, fu realizzata da Luca Coppola e Giancarlo Prati, scelta che, oltre al riconosciuto valore artistico, porta con sé la memoria di questi due uomini di teatro, primi ad aver tradotto in Italia l’opera di Copi, barbaramente e misteriosamente uccisi, durante un periodo di convivenza in Sicilia, su una spiaggia di Mazara del Vallo, a fine anni ’80.

Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli, replica del 08.11.2023

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