“Non è vero ma ci credo”, richieste per un teatro andante

non è veroMichele Mirabella firma una regia fin troppo pop per il testo di Peppino De Filippo

Nel vedere “Non è vero ma ci credo” del nostro caro Peppino De Filippo per la regia di Michele Mirabella e come mattatore Sebastiano Lo Monaco ci chiediamo subito: cosa possiamo chiedere ad un testo del genere, quale operazione di umanistico\sociologica verrà fatta per far sì che una commedia andante sempre più verso il retrogrado ma che ha dentro di sé delle strutture per parlare dell’oggi verrà messa in atto?Al nostro quesito etico\estetico Mirabella risponde con un allestimento anni cinquanta che più che scanzonati nella sua messa in scena risultano chiassosi, chiassosi come la scenografia, chiassosi come i disegni registici di Mirabella che con le sue canzoncine e i suoi balletti rende quel testo che “certamente non è uno dei massimi esempi di drammaturgia” un testo patetico quanto banale . Questo risulta un gran peccato, perché è straordinariamente importante chiamare a raccolta tutta una drammaturgia italiana che è patrimonio del teatro all’italiana (parafrasando Goldoni). Mirabella nelle sue note di regia afferma di aver voluto fare un percorso per recuperar i segreti dalla commedia dell’arte fino all’arte della commedia, e per fare un discorso del genere la scelta di cercare nella famiglia De Filippo è giustissima quanto ultimi eredi di un mestiere attoriale fatto di istinto, tecnica e coscienza del repertorio. Mirabella però dimentica che la commedia dell’arte era strutturata (e forse questo era uno dei perni più importanti) su un parlare del tempo in cui veniva recitata per poter capovolgere, dissacrare e ironizzare sulle grandi dittature religiose o politiche che il tempo imponeva. Per fortuna che, come questo allestimento ci dimostra, buoni attori, quelli di mestiere, riescono a restare a galla in qualsiasi circostanza, ricordiamo Vincenzo Borrino, Antonio De Rosa, Alfonso Liguori, Carmine Borrino. In ultimo ricordiamo per rispetto dei suoi anni la signora Lelia Magnano De Filippo , che della scaltrezza intontiva , velocità di azione e tempi comici matematici dei De Filippo ruba solo il cognome .

Roma – TEATRO QUIRINO

Davide Sacco

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