“Napoletani. Irripetibili, irriducibili, incorrutibili” è il libro che i giornalisti Mimmo Carratelli, Antonello Grassi, Nico Pirozzi e Giampaolo Santoro hanno ideato e scritto a quattro mani per raccontare l’anima sofferta e le mille sfumature di una città contraddittoria e unica. Avere natali partenopei sembra segnare un destino, condizionare un percorso e forgiare un carattere al punto da essere profondamente diverso dal resto del mondo e ovunque riconoscibile nel bene e nel male. Non è un’impresa facile scrivere di Napoli quando è già stato detto, anche troppo, da tanti, in modi diversi e non sempre adeguati.
Gli autori di “Napoletani” scelgono di far parlare per loro la vita di dieci persone rappresentative, nove uomini e una donna, in modo da proporre esempi concreti di partenopei, i cui ritratti hanno colori forti e contorni chiari. Sophia Loren, Achille Lauro, Benedetto Croce, Corrado Ferlaino, Eduardo De Filippo, Enrico Caruso, Enrico De Nicola, Giorgio Ascarelli, Raffaele Cutolo e Antonio De Curtis sono protagonisti di storie molto diverse, ma hanno tratti comuni come la voglia di emergere, il carisma e la capacità di non arrendersi. Della “Venere” di Pozzuoli non colpiscono solo la bellezza esplosiva e il talento naturale, ma soprattutto la determinazione con cui, sin da giovanissima, riesce a imporsi senza mezzi termini nel mondo del cinema, fino ad affermarsi tra le stelle di Hollywood.
Intraprendenza inarrestabile e forza di carattere vengono sottolineate anche in due figure, apparentemente distanti, come Achille Lauro e Corrado Ferlaino, entrambi noti per non essere simpatici a tutti. Il primo, imprenditore geniale e spregiudicato, il secondo, uomo instancabile, rivelatosi al mondo attraverso il calcio portandosi alla guida di un Napoli da scudetto. Benedetto Croce ed Enrico De Nicola rappresentano, l’uno per lo spessore intellettuale e l’altro per la rara integrità morale che ha accompagnato la brillante carriera politica, l’orgoglio partenopeo, nonché lo straordinario attaccamento alla città. De Filippo, Caruso e De Curtis, con linguaggi diversi, hanno esportato il volto artistico di Napoli, trasformandosi in veri e propri miti di una città tanto amata quanto odiata da loro stessi, in cui si ha, più volte, la tentazione di scappare, ma mai la forza e la voglia di farlo davvero. Un altro personaggio significativo all’interno del libro è quello dell’ebreo Giorgio Ascarelli, l’uomo che, la prima domenica di agosto del 1926, fondò il primo vero club azzurro con tanto di stadio nuovo di zecca. La memoria di questo giovane imprenditore, sportivo e filantropo, morto giovanissimo a causa di una peritonite, è stata oltraggiata dalla successiva politica razziale fascista e si è dovuto aspettare il quattordici luglio 2008 per intitolare a lui la struttura sportiva comunale di via Argine, nel quartiere di Ponticelli.
Per non tralasciare nessuno dei mille colori della città più discussa al mondo e portarne alla luce anche la verità più cruda, tra i “Napoletani” ricordati non può mancare Raffaele Cutolo, all’anagrafe Prisco Califano, soprannominato “‘o professore”, passato da piccolo delinquente a fondatore della Nuova camorra organizzata (Nco), una vera e propria holding del crimine pilotata dal carcere, quartier generale del suo capo. “Napoletani” è un libro che sembra preludere a nuovi volumi nei quali proseguire il racconto, attraverso personaggi di questa città-nazione che crea dipendenza anche a chi nei suoi confronti si mostra intollerante.
(Mimmo Carratelli, Antonello Grassi, Nico Pirozzi, Giampaolo Santor, “Napoletani. Irripetibili, irriducibili e incorrutibili”, Edizioni Cento Autori, 2013, Napoli, pp. 108)
Gabriella Diliberto