Le “pillole” di Alfredo Imperatore
Alle origini della parola “scapolo”

 

Profili di parole napoletane e italiane3-01

Scàpolo

 La scàpola è un osso pari, largo, di forma triangolare, della parte superiore del dorso. Queste ossa hanno la funzione, tra l’altro, di unire le braccia al tronco. La voce deriva dal latino scàpula(m), forse da scabere= grattare, per la forma appuntita di queste due ossa piatte, che induce frequentemente al grattamento. Verosimilmente la malattia cutanea, a nome scàbbia, il cui agente patogeno è il Sarcoptes scabiei, che ha nel prurito il suo sintomo principale e che induce ad un energico grattamento, trae anch’essa la sua etimologia dal verbo scabere.

E lo scàpolo? Per giungere alla sua etimologia, si deve far riferimento al càppio, preceduto da una s con valore privativo scappio, letteralmente scapolo significa sfuggito al càppio. Dal verbo latino capio, is, cepi, captum, ere= prendere, proviene il deverbale càpulus da cui il nostro càppio, che indica pure il nodo scorsoio, con cui si afferra qualcuno per non farlo scappare. Il Gabrielli ci racconta che da càpulus, nella tarda latinità, nacquero due verbi: capulare= accalappiare, e il suo contrario excapulare= uscire dal cappio, cioè sfuggire ad un’insidia.

Perciò la parola scàpolo è tutta un’apologia del celibato. Perché essere scàpolo significa essere sfuggito al càppio, essere libero dal càppio matrimoniale.

In conclusione, quando veniamo assaliti dal prurito di sposarci, bisogna pensare ben bene prima di affrontare questo importantissimo passo, in quanto, una volta accalappiati, se non ci troviamo bene, saranno male ‘e panza, prima di poterci scalappiare.

Alfredo Imperatore

Da “Profili di parole napoletane e italiane” Graus Editore.

 

Share the Post:

Leggi anche