“Le parole parlate” a Palazzo Lanza

 

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Il Teatro Civico 14, approfittando della pausa estiva, si trasferisce a luglio nella corte del Palazzo Lanza – dove si avvicendano in genere manifestazioni a carattere culturale tendenzialmente riferite alla letteratura, organizzate da Giuseppe Bellone – a Capua, e con la direzione artistica di Roberto Azzurro inventano un luglio teatrale in cui quattro appuntamenti teatrali, scelti appositamente per la location singolare e intimamente suggestiva al tempo stesso, si avvicenderanno a partire dal 3 Luglio con Roberto Azzurro e Gea Martire con il loro Primo movimento verso l’autodafè tratto dal romanzo di Elias Canetti, per proseguire con Francesca Rondinella e Giosi Cincotti con Meithèa, poi il 17 luglio sarà la volta di Carmine Borrino con il suo Franceschiello, un Amleto re di Napoli, e per chiudere il 25 luglio Carlo Caracciolo e Antonella Monetti in Pedro Felipe di Emanuele Tirelli con la regia di Mario Gelardi. In comune i quattro spettacoli hanno il fatto di essere passi di un percorso che poi porterà tutti gli spettacoli a progetti di più ampio respiro, e in più tentano di dimostrare che il teatro non ha bisogno di niente per esistere se non di un testo interessante recitato da un attore suggestivo. E se poi insieme ci sono anche note e strumenti allora, come accadrà a Palazzo Lanza, le serate prenderanno la giusta dimensione per offrire cultura e svago insieme.

 

/ programma

 

3 luglio
PRIMO MOVIMENTO VERSO L’AUTODAFÈ
Un progetto di Roberto Azzurro
Ispirato al romanzo di Elias Canetti
Con Roberto Azzurro e Gea Martire
una produzione Ortensia T

 

Nella storia tutto si svolge nella tensione fra due esseri cresciuti ai capi opposti nelle immense fronde dell’albero della vita: il sinologo Kien e la sua governante Therese.
Kien è un grande studioso che disprezza i professori, ritiene superflui e sgradevoli i contatti col mondo, ama in fondo una cosa sola: i libri. E i libri lo circondano e lo proteggono, schierati come guerrieri sulle pareti della sua casa senza finestre. Esperto nell’arte del dubbio, Kien cela una fede incrollabile: per lui, «Dio è il passato» – e tutta la vita anela al «giorno in cui gli uomini sostituiranno ai propri sensi il ricordo e al tempo il passato».
Ci troviamo di fronte ad un anti–eroe: Canetti distorce la figura del suo protagonista in una caricatura grottesca, lo crea appositamente per il nostro disprezzo con un pizzico di pietà che fa venire quasi il voltastomaco, trafitto brutalmente da Therese – governante curiosa e pericolosa che si insinua sadicamente nel cuore della sua esistenza: i libri, la sua biblioteca, il silenzio sacro degli studi, l’intimità culturale in cui Peter Kien vive e sopravvive.
Ma un «carattere» è anche la sua governante Therese. Maestosa nella sua lunga sottana blu inamidata, Therese raccoglie in sé le più raffinate essenze della meschinità umana. Nella mente di Therese turbinano frasi sulle patate che sono sempre più care e sui giovani che sono sempre più screanzati. In quella di Kien rintoccano sentenze di Confucio. Ma qualcosa li accomuna nel profondo: una certa spaventosa coazione, il rifiuto di ammettere qualcos’altro nel loro mondo. Autodafé racconta l’incrociarsi di queste due remote traiettorie e ciò che ne consegue.
Nessun sentimentalismo, nessuna morale che potrebbe compiacere il lettore, e certi scambi di battute, certi monologhi così efferati e dissacranti, certa violenza nell’aggredire il bersaglio sembrano sintomi stilistici di un prodotto magnificamente surrealista. In questo Primo Movimento l’intento è quello di riscrivere dal libro un lungo, acrobatico dialogo tra i due personaggi principali, appunto Kien e Therese, relativamente alla prima parte del romanzo, in cui convergano tutte le dinamiche di una relazione tra due persone che prende man mano sempre più il carattere di un incontro destinato a diventare scontro definitivo. Insomma, come quel piccolo varco umano che Kien apre per lasciar entrare per la prima volta un essere umano fin dentro di lui, lo porterà alla perdita totale del controllo della sua esistenza. Mentre fuori il mondo, intorno a loro, procede ancora peggio. Ci saranno poi il Secondo e il Terzo Movimento. E finalmente lo spettacolo totale.

10 luglio
MEDITHÉA
da un’idea di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti
con Francesca Rondinella (voce narrante e cantante) e Giosi Cincotti (voce musicante al Piano & Fisarmonica)
una produzione Antego

MediThèà: tra il mare e la terra, volgere nell’animo e guardare con meraviglia.
Uno spazio creativo in cui la voce narrante e la musica tracciano un recinto emotivo fatto di immagini, suoni, racconti.
E’ la via della parola che porta al canto.
La voce si fa ponte.
Niente confini, latitudini, spazi temporali.
Due anime mute e sonore, antiche e moderne, esoteriche e struggenti respirano erranti in onore del mare e dell’alchimia della scena.

17 luglio
FRANCISCHIELLO
Un Amleto re di Napoli
Uno studio shakespeariano di e con Carmine Borrino
con musiche di Lino Cannavacciuolo
Una produzione CRASC-teatrodiricerca in collaborazione con ArtgarageTeatro

Uno studio che parte dall’ approfondita ricerca sulla figura di Francesco II di Borbone e approda alla sovrapposizione “spettrale” col giovane principe di Danimarca. I rapporti drammaturgici dell’Amleto di Shakespeare che si fanno pre-testo per raccontare, combaciando alla perfezione, con ciò che accadeva alla corte di Napoli nell’estate del 1860. L’assoluta fede cristiana di Francesco II, che lo rende sicuramente gran conoscitore di S. Agostino, tra i primi cristiani a parlare di essere e non essere; il tradimento subìto da un “cousin” ( cugino); l’esitante azione – reazione al tradimento e alla vendetta; il rapporto giovane-re col padre defunto ricordato e riconosciuto come gradissimo sovrano; l’ambiguo rapporto d’amore e devozione tra Francesco II e Maria Sofia, come Amleto e la giovane Ofelia; l’attesa del condottiero generale Garibaldi, come l’attesa del giovane Fortebraccio: il suo arrivo, la sua delusione, i morti, la morte e la calunnia, la deposizione illegittima di un re, l’inganno; la finta follia del giovane principe di Danimarca come la probabile finta “scemità” dell’ultimo sovrano di Napoli; l’incarico a un ennesimo Orazio di raccontare la vera storia; Il 14 febbraio, giorno di S. Valentino, cantato dalla disperazione di Ofelia e ultimo giorno del regno delle due Sicilie; atto I scena prima: Piazzola davanti al Castello di Elsinore. Notte fonda. Francesco è al suo posto di guardia… Un’intuizione che si fa studio, una ricerca che sperimenta l’efficacia, l’efficacia che si con-forma, la forma che diventa performance.

 

25 luglio
PEDRO FELIPE
dall’omonimo romanzo di Emanuele Tirelli
edito dalla casa editrice Caracò
drammaturgia di Emanuele Tirelli
con Carlo Caracciolo
e Antonella Monetti (fisarmonica e voce)
regia di Mario Gelardi
una produzione ntS’ | Nuovo Teatro Sanità

“Mi chiamo Pedro Felipe, come il protagonista di una canzone di Rino Gaetano. Zia Letizia non perdeva occasione per ricordarne la scomparsa: 2 giugno 1981. Fu lei ad avvertire i miei genitori. Io ero troppo piccolo per ricordarlo, ma lei ha sempre assicurato strazi, pianti e singhiozzi. Lacrime dense come l’olio rovinarono compatte sulla cornetta del telefono raggiungendo l’Italia con l’eco di piccoli tonfi.”
Dalla Spagna all’Italia e dall’Italia alla Spagna. Pedro Felipe Colella è il protagonista e il pensiero di questa storia in cui il bene e il male si incontrano tanto da vicino da non riconoscersi e da animare la vita di tutti i personaggi che si muovono intorno a lui. Legami che distendono, legami che feriscono e altri ancora che non vengono compresi. Lotte che appartengono al passato e lutti così presenti da cambiare il corso della storia. È il ritratto di una grande passione per una donna, per la propria famiglia, per la propria terra, per il mare che bagna tutto senza prenderlo. Un mare, appunto, che non c’è, perché lascia le pareti di una stanza color blu e un luogo in cui il pensiero diviene la realtà dei ricordi.
«Pedro Felipe è uno che chiude gli occhi per non vedere. Chiude gli occhi mentre si afferra al passato e si illude che così possa fuggire al dolore. Pedro è nato in Spagna, si trasferisce poi a Milano con i suoi genitori, ma lo segna per sempre la sua città, come nella poesia di Kavafis (invecchierai nello stesso quartiere… sempre farai capo a questa città). Pedro spesso non fa le scelte giuste, ma uno arriva alla vita senza libretto di istruzione. Lui stenta a vivere come stentiamo noi tutti, e perciò è vivo. Lo accompagniamo, fin dalla nascita, nelle sue incertezze, le sue paure, il suo amore. Emanuele Tirelli ha scritto una storia senza effetti speciali, con il gusto dolceamaro della vita vera. La sua scrittura è umile e lo ritengo un grande merito, perché umile doveva essere l’approccio a quel grande mistero che chiamiamo vita e che Pedro Felipe prova a decifrare. Come tutti noi». José Vicente Quirante Rives, direttore della casa editrice Partenope (Alicante, Spagna)

/ Dove
EX LIBRIS | PALAZZO LANZA C.so Gran Priorato di Malta, 25 | Capua (CE)

/ Orario
21.00

/ Biglietto
Unico € 10,00

/ PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
t. 0823622924 – 3931571655
orari botteghino: 10/13 e 17/20

 

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