“La vita accanto”: Monica Menchi interprete dell’omonimo romanzo di Mariapia Veladiano

Al Teatro Francini di Casalguidi in scena lo spettacolo di Cristina Pezzoli sulle fragilità e crudeltà della natura umana.

Dopo l’anteprima rappresentata nella stilosa location della Sala Bartoli del Rossetti di Trieste, dal 20 al 22 febbraio, per la stagione ‘Altripercorsi’ del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, l’eclettica Monica Menchi ritorna dal suo pubblico toscano per una seconda data al Francini di Casalguidi. Un toccante dramma che la vede unica protagonista e interprete sul palco di una storia scioccante ed estrema, “La vita accanto”, tratta dal Premio Calvino 2010 dell’autrice vicentina Mariapia Veladiano. Una vicenda singolare, feroce nelle sue dinamiche, tenera negli intrecci, che arriva a teatro nell’adattamento di Maura Del Serra e con la regia di Cristina Pezzoli. Rebecca è il personaggio cardine di questo ricercato lavoro, nata vergognosamente brutta, come un terribile scherzo del destino, che fatalmente viene accolta a questo mondo da un padre e una madre deboli, incapaci di proteggerla e insegnarle ad affrontare la crudeltà e i pregiudizi della gente frequenti fin dalla sua infanzia con noncurante disgusto.

Rebecca cresce così, senza attenzioni particolari, senza desideri né possibilità, perché chi non può dare appagamento e gratificazione agli altri non può nemmeno permetterseli. ‹‹Giusto per respirare, giusto per non morire››, si lascia aperto un piccolissimo spiraglio di luce, colmo però di sensi di colpa agghiaccianti e crucci pesanti che gravano sul suo gracile corpo e sul suo spirito affranto. Una paura costante la divora, l’angoscia di dover sentire quello che già ha capito da tempo ma non riesce a pronunciare: la sua è una presenza scomoda su questa terra, difficile da amare e presentare a una società snobista che mira alla perfezione, più facile da tenere nascosta per mettere a tacere pettegolezzi diffamanti e assurde critiche. Cresciuta in questa nicchia austera, dove anche ‹‹le parole sono piatte e rigide come farfalle sotto vetro››, Rebecca appare una donna che campa senza far rumore, almeno fino a quando non incontra il suo nuovo pianeta abitabile: la musica al pianoforte, che ‹‹prende la sua vita dandole corrente e corso››, una forza espressiva che con la sua intensità non comporta punizioni e tradimenti ma riesce a guarire l’anima. I suoi spartiti musicali trovano una dimensione anche alla sua voce, prima troppo esile per farsi ascoltare e troppo afflitta per riuscire a gridare il suo dolore, consentendole di disintossicarsi dal male assorbito nei lenti anni addietro e regalandole il suo riscatto contro un’esistenza piatta e vorace d’odio irrisolto, perché forse ‹‹le si può voler bene per il suo talento e non per pietà o protezione››.

Un messaggio inatteso porta con sé questo soggetto, un insegnamento raro e spesso dimenticato per la scocciatura di doverlo affrontare, che ci riconduce alla nostra debole umanità. Forse ci lascerà una certa mestizia addosso, tuttavia è il prezzo da pagare per non abbandonarsi all’indifferenza, perché a questo mondo si può esistere anche con l’insita consapevolezza di essere un’amara disgrazia. Magari ‹‹Dio era disperatamente distratto o occupato ad osservare altro››, o magari ‹‹si nasce belli, brutti, capaci, incapaci, adeguati o inadeguati››, eppure la vita non aspetta e sta dappertutto, basta cogliere le sue inconsuete orme, andare oltre il senso opprimente di inabilità che spesso siamo i primi a coltivare, per farci sorprendere dalla diversità che forse smetterà di farci paura e ci restituirà un’identità nuova, differente, ma più salda e autentica.

Casalguidi (Serravalle Pistoiese) – TEATRO FRANCINI, 29 marzo 2015

Mara Marchi

Per info: www.pistoiateatri.it; Associazione Teatrale Pistoiese tel: 0573 991609 – 0573 27112

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