La divina Franca Valeri ne “Il cambio dei Cavalli”

Al centro della scena c’è lei: Franca Valeri, la più grande e la più arguta signora della scena contemporanea, interprete ed autrice di questo prezioso testo drammaturgico “Il cambio dei Cavalli”, regia di Giuseppe Marini, con interpreti Urbano Barberini e Alice Torriani. Un vero e proprio regalo per il pubblico sempre numeroso che la segue e l’applaude con convinzione per niente spinto dalla tenerezza dei suoi 95 anni. La Valeri indossa con assoluta naturalezza i panni della signora anziana, eccentrica e raffinata, che dialoga con Oderzo, ricco imprenditore figlio del suo amante storico ora scomparso, con il quale ha avuto una relazione durata 22 anni. Proprio sulla scia delle domande che “Odo” le rivolge sul padre, sulla loro relazione, si indaga in modo caustico sulla vita, sulle dinamiche sociali e intellettuali, sull’amore, sulle generazioni passate e presenti.

La tua generazione ha demistificato l’amore” , dice con voce imperiosa Anne Marie Dalcò, che le assomiglia tanto nella sua battuta sferzante e caustica anche nel dialogo con la bionda dal fisico appariscente, che di mestiere fa la escort ed ha individuato il suo bersaglio sociale: diventare moglie dell’imprenditore indolente e un pò svagato. Lui, invece, gode nel passare le serate con questa signora anziana così brillante, libera nel pensiero e indipendente, che ha tanto amato il padre, ma in lei trova anche la comprensione di una quasi madre che lo ascolta, lo fa riflettere, ma scioglie i dubbi e lo aiuta nelle scelte. Il titolo della commedia nasce da qui. «Il cambio dei cavalli è stato nei secoli quello che oggi si chiama far benzina. Il viaggio riprende, i cavalli sono freschi, il serbatoio è pieno, si può ricominciare a correre lungo i percorsi accidentati della vita»: quel “cambio” sono i dialoghi con Anne Marie. Ad un certo punto della pièce, “Odo” viene avanti e come parlando al pubblico declama il monologo shakesperiano più famoso, quello dell’essere o non essere. Il dubbio amletico appare in tutta la sua interezza che è riflessione sulla condizione umana in generale.

Una regia attenta e concentrata sulle parole, sul testo, sui protagonisti, insomma una regia a tutto tondo quella di Giuseppe Marini, accompagnata dalle belle scenografie di Alessandro Chiti, le luci di Michelangelo Vitullo, ideate per la Valeri che, per la maggior parte del tempo rimane seduta, i cambi di scena affidati ad una piattaforma rotatoria tanto essenziale quanto efficacemente funzionale. Il ritmo della commedia è serrato, brillante, caustico, si coglie quell’innovazione e quella spregiudicatezza del testo, a cui Franca Valeri da sempre ci ha abituati. A farle da spalla Urbano Barberini, perfetto e convincente in questo ruolo di imprenditore indolente che non ha ancora chiuso la partita con il padre morto. Molto effervescente l’interpretazione di Alice Torriani che si muove con padronanza sul palcoscenico e restituisce al personaggio quei tratti di contemporaneità così ben delineati dal testo.

Non ce ne vogliate se alla fine concludiamo che la divina è Lei: Franca Valeri in tutta la sua imponenza di attrice intelligente, dalla forte verve scenica. Al termine dello spettacolo, è accolta da una standing ovation interminabile a cui restituisce gesti di grande affetto. E poi invita il pubblico a non dimenticare la cultura della solidarietà a favore dei bambini dell’Africa, con piccole donazioni all’associazione AfrikaSì…affinchè “la cultura sia anche nutrimento”. E così ci saluta.

Roma, teatro La Cometa, 26 settembre 2015

Diletta Capissi

 

 

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