“Il ricatto” : tra melodie e rumori dell’anima

il ricattoIl regista spagnolo Eugenio Mira mette in scena una pellicola sulla scia di thriller classici come “L’uomo che sapeva troppo” di Hitchcock e thriller più recenti come “In linea con l’assassino” di Joel Schumacher.

“Il ricatto” narra la storia di Tom Selznick un giovane e talentuoso pianista ritiratosi dalle scene da cinque anni a causa di un attacco di fobia da palcoscenico durante l’esecuzione di un brano particolarmente difficile, La Cinquette, composta dal suo mentore e maestro, ora deceduto. Nel momento in cui si appresta a dare il via al concerto, che segnerà il suo attesissimo ritorno sulla scena, Tom trova scritto sul suo spartito il messaggio “Sbaglia una nota e morirai”. Seduto al pianoforte, il giovane pianista è così costretto a suonare un brano difficilissimo e, allo stesso tempo, a cercare di smascherare il cecchino che gli parla attraverso l’auricolare.

Sullo schermo,l’attore Elijah Wood suona realmente i pezzi per pianoforte con cui si misura il suo personaggio. L’interprete ha preso lezioni di pianoforte da bambino, ma durante la pre-produzione e le riprese ha avuto un coach a disposizione, poiché

alcune parti erano quasi impossibili da eseguire anche per musicisti professionisti. Nella sceneggiatura, infatti, uno dei brani fondamentali del film è descritto come “il brano impossibile”, e contiene frammenti tecnicamente impossibili da eseguire nella realtà. Tutto il film ha come sfondo un concerto di musica classica composta prima dell’inizio delle riprese, perché i musicisti sullo schermo dovevano suonare le stesse note udite dallo spettatore. Questo significava avere una vera orchestra durante le riprese.

Filo conduttore della pellicola è il ricatto, dal quale nasce il titolo italiano del film (quello originale e molto più efficace è “Gran Piano”). L’idea che un musicista ha sempre in testa è che il pubblico è lì per coglierlo in fallo. L’immagine del cecchino (John Cusack), a mio avviso, è resa più come un eco dell’anima: incarna la voce dentro la sua testa, la paura di sbagliare, il timore di deludere la sua fidanzata e ancor peggio di non essere all’altezza delle aspettative del suo defunto maestro. La voce dell’aguzzino non è altro che la lotta con la nostra stessa anima, dalla quale nessuno può sottrarsi. Il risultato è buono, teso, la storia evolve, cresce, si sviluppa, ci spinge a cercare di capire, di intuire. Calato il sipario, “Il ricatto” lascia però il pubblico perplesso e con un finale tutto da interpretare.

Mariateresa Farnese

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