I numeri dell’Anima o la trasmissibilità della virtù secondo la Compagnia del Sole

La Compagnia del Sole, nata tra Roma e Bari nel gennaio del 2010, torna al Teatro Kismet con “I numeri dell’anima”, adattamento dal celebre dialogo Menone di Platone.

 

In scena solo un tavolo, due sedie e una consolle dalla quale i protagonisti impostano luci e musiche – la colonna sonora si sposta da Bach a Schubert e le tracce compaiono su uno sfondo di volta in volta colorato. Questa l’impostazione iniziale de “I numeri dell’anima”, spettacolo adattato da Flavio Albanese, che domenica 10 aprile ha riflettuto con il pubblico sulla questione della virtù.

Cos’è la virtù? Esiste un modo per definirla? Quali forme assume? È possibile insegnarla? Ecco alcune delle domande che il famose dialogo Menone, scritto da Platone nel IV secolo a.c., pone ai suoi lettori/spettatori. Il testo, infatti, sembra scritto appositamente per il teatro. Menone, discepolo del sofista Gorgia, incontra Socrate a casa del suo ospite Anito. Insieme, si interrogano sul tema della virtù e della sua trasmissibilità. Tentano di dimostrare come il ragionamento sia deducibile dalla condivisione e dalla collaborazione delle menti, recuperando qui una delle caratteristiche della teoria di Socrate. A questo scopo, l’interazione con il pubblico e la volontà dichiarata di un suo coinvolgimento rendono lo spettatore parte integrante del racconto stesso, il cui apice si raggiunge con la chiamata del “volontario” (“il più ciuccio in matematica”) sul palcoscenico, al quale è richiesto un contributo per dimostrare la fondatezza dei concetti filosofici di Socrate: l’immortalità dell’anima, in primis.

Le tematiche trattate, nonostante la loro complessità (i personaggi passano dall’etica alla metafisica in un crescendo di riflessioni dialettiche), restituiscono al pubblico il senso primordiale del dialogo con genuina semplicità, dando un carattere popolare a questioni filosofiche risalenti alla notte dei tempi. Ogni teoria che Menone – allievo di Gorgia – cerca di esporre a Socrate viene prontamente confutata dal suo esatto contrario e viceversa. Attraverso battute dal ritmo incalzante, un dialetto tipicamente pugliese e quell’occhiolino all’attualità, la Compagnia del Sole propone al pubblico un testo cardine della cultura platonica e dimostra quanto la ricerca dei numeri dell’anima sia irrazionale, ma allo stesso tempo logica: la Virtù, per essere tale necessita di azioni buone e utili, nate dalla conoscenza, ma la virtù si può insegnare? oppure fa parte di una conoscenza pregressa di cui non abbiamo ricordo?

I passaggi all’interno dello spettacolo risultano brillanti, fluidi e precisi. Gli interpreti si muovono agilmente nei meandri della riflessione filosofica, mescolando ironia e rigore nell’improvvisazione e nell’interazione con il pubblico, dosata seppur spontanea.

Peccato per quel monologo sul mito di Er, tratto dal finale de La Repubblica e dove viene descritta la metempsicosi dell’anima (la trasmigrazione dello spirito da un corpo alla reincarnazione in un altro organismo), brillantemente interpretato ma che risulta quasi una forzatura didascalica, in contrasto con il ritmo complessivo della performance.

 

Alessandra Lacavalla

 

I NUMERI DELL’ANIMA, visto il 10 aprile 2016, Teatro Kismet (Ba)

dal Menone di Platone

adattamento e regia di Flavio Albanese

con Flavio Albanese, Roberto De Chirico, Loris Leoci

impianto scenico e costumi Marinella Anaclerio

foto di scena Monzino – Laila Pozzo

organizzazione generale Tiziana Laurenza

organizzazione tecnica Loris Leoci

luci Giovanna Bellini

produzione Compagnia del Sole

comunicazione Antonella Carone

grafica Giuliana Stancarone

 

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