Regista, sceneggiatore e da un anno scrittore, Ferzan Ozpetek è l’ospite di questa ottava giornata che segna l’avvio della conclusione di questo Festival.
La conferenza stampa si è svolta in un’atmosfera di totale informalità: si ride, si scherza… Ozpetek parla a tutto tondo, senza timori quando si affrontano temi d’attualità come i diritti civili: “Da Matteo Renzi mi aspetto che faccia qualcosa per i diritti delle persone, per regolamentare le convivenze, senza concentrarsi obbligatoriamente su quello che avviene dalla cintola in giù.”
Nato in Turchia e cresciuto in Italia, Ozpetek ha ben chiara la sua nazionalità: “I registi, secondo me, non hanno nazionalità, io sono un cittadino del mondo, né turco né italiano, ma vivo benissimo in entrambi i Paesi.”
La conferenza si è tenuta il giorno dopo la pubblicazione del programma ufficiale di Venezia 71, kermesse in cui Ozpetek presentò “Un giorno perfetto” nel 2008: “Venezia mi mette paura perché il pubblico del Festival è da un lato passionale e dall’altro anche critico. Molti vanno lì con l’intenzione di attaccare il cinema italiano. Ho imparato che bisogna essere low-profile e non come feci io la prima volta, arrivando in laguna su una barca insieme a Isabella Ferrari” e poi continua: “L’Italia è un paese che potrebbe vivere tranquillamente della sua arte, della sua cultura, del cinema, dei musei, ma la prima cosa che fanno i politici è quella di togliere i finanziamenti. L’Italia è uno dei paesi più belli del mondo, che offre talmente tante ricchezze! Abbiamo una grande capacità di autolesionismo”.
Il 2013 per Ozpetek è stato l’anno in cui ha esordito alla scrittura con il romanzo ‘Rosso Istanbul’, per il quale ha dichiarato di star lavorando all’adattamento cinematografico: “Si chiamerà “Red Istanbul” e del libro resteranno solo l’ambientazione – sarà girato nella capitale turca – e il personaggio principale, perché non voglio ripetermi. Ho da poco iniziato a scrivere anche il mio secondo libro: per ora ho buttato giù le prime 20 pagine ma fanno schifo. Nonostante stia al secondo, non mi sento uno scrittore”. Ammette, infatti, che l’esordio alla scrittura di “Rosso Istanbul” è “Stato quasi un gioco” e quando lo confronta col suo esordio alla regia: “Il mio esordio con “Il bagno turco” lo ricordo ancora. Devo ringraziare Marco Risi che ha creduto in me; il film non aveva un grosso budget, tanto che mia madre portava la roba da mangiare sul set. Nessuno voleva questo film, ricevette i rifiuti di Venezia e Berlino. Poi, uno dei selezionatori di Cannes venne in Italia per visionare un po’ di opere e, con mia grande gioia e sorpresa, lo prese. Da lì tutto è partito, il film è stato venduto in tanti Paesi e andò benissimo anche in Italia. Per il mio esordio letterario è stato diverso, non è il mio mestiere, io scrivo sceneggiature. Sono ipercritico con me stesso, ho scritto una ventina di pagine di un nuovo libro e mi sembrano orribili. Ma ora che anche il primo libro sta andando abbastanza bene, ho la responsabilità di un giro d’affari attorno al quale vivono parecchie persone, parecchie famiglie, quindi devo stare attento e acquisire maggiore consapevolezza e convinzione.”
Parlando del suo prossimo futuro, Ozpetek dichiara: “Ho da poco iniziato a scrivere anche il mio secondo libro, come vi ho già detto. Infine, ci sarà una ripresa (???) delle mia “Traviata” a Napoli per una ventina di repliche”. Tra gli attori con cui vorrebbe lavorare, magari proprio per la trasposizione cinematografica di “Rosso Istanbul”, “Sicuramente Sabrina Ferilli, con cui non sono ancora riuscito a incrociarmi sul set e Carlo Verdone, che penso sia spesso sottovalutato”.
Dario Cerbone