“Eneide”: un nuovo canto per la Compagnia Krypton di Scandicci

Per festeggiare i 30 anni dello spettacolo Cauteruccio  ripropone l’”Eneide” del 1983 in una versione completamente rinnovata.

Krypton - Eneide 3 ph. Sferlazzo-LuccheseQuando, nel 1982, per iniziativa di Giancarlo Cauteruccio, Pina Izzi e Regina Martino, venne istituita la Compagnia Krypton fu subito chiara la volontà del gruppo di accostarsi al mondo dell’arte e del teatro con un approccio multisensoriale e tecnologico. È questa la cifra riconoscibile di tutta la loro produzione, a partire dal primo progetto: “Corpo. Ambient-video-laser”, incentrato sul rapporto tra il corpo umano e la tecnologia. Utilizzando il linguaggio e le possibilità del video come massimo strumento per la manipolazione elettronica dell’immagine reale, fisicità e tecnologia venivano fatte collidere facendo scaturire una sequenza di immagini, turbolenze cromatiche e suggestioni audiovisive che si ‘scaricavano’ sullo spettatore a un ritmo velocissimo.

Lo stesso codice fu alla base del successivo “Eneide”, ispirato all’omonimo poema epico di Virgilio, di nuovo in scena dopo trent’anni al Teatro Studio di Scandicci. Lo spettacolo venne presentato nel 1983 al Teatro Variety di Firenze e fu accolto da uno straordinario successo di pubblico e di critica, facendo così entrare di diritto i Krypton tra i ranghi di quella che Giuseppe Bertolucci definiva la ‘Nuova spettacolarità’: un’area di ricerca che radunava le espressioni più innovative del teatro italiano, spesso contaminate dalla musica ambient e rock, il design, la moda, l’architettura, le tecnologie e l’elettronica. Ad arricchire il valore dello spettacolo anche la colonna sonora, ideata e composta dai Litfiba su commissione dei Krypton, che richiedevano specificatamente canzoni che non si limitassero a essere supporto sonoro, ma fossero parte integrante dello spettacolo. La band presentò diversi episodi musicali, collegati tra loro e spesso ripetuti, quasi interamente costruiti dalle tastiere di Antonio Aiazzi e dal basso di Gianni Maroccolo. I brani erano interamente strumentali, a eccezione de “Il racconto di Enea”, in cui Piero Pelù interveniva per recitare alcuni versi del poema latino.

Krypton - Eneide 2 ph. Sferlazzo-LuccheseCome accennavamo, i riconoscimenti furono entusiastici. Valgano per tutti le parole di Enzo Scolari pubblicate sul numero di “Video Magazine” dell’ottobre del 1983: «La nuova spettacolarità stringe alleanze crescenti con computer, laser e videogame […] Lungo questa via ironica e disinibita i fiorentini del gruppo Krypton sono i più avanzati concettualmente, i più attrezzati tecnologicamente in Italia, in grado di far convivere la corporeità  e la fisicità dell’attore e la sua essenza spirituale con l’astrazione immateriale dei linguaggi elettronici. Krypton bombarda l’”Eneide” con i potenti mezzi della tecnologia ma lo fa con un sorriso e senza spiritosaggini. I quadri si succedono veloci, visioni epiche del passato remoto, flash fantascientifici, città distrutte». Divenuto un cult, “Eneide” circuitò nei maggiori teatri italiani e approdò, nel 1984, al Teatro La Mama di New York, diretto da Ellen Stewart, in occasione del festival “Benvenuto” New Theatre Italy.

Non sorprende dunque la decisione di Giancarlo Cauteruccio e Pina Izzi di riproporlo, a trent’anni di distanza, al Teatro Studio di Scandicci, ‘casa’ della Compagnia dai primi anni Novanta. Per l’occasione Cauteruccio, in collaborazione con gli stessi Aiazzi e Maroccolo, affiancati ora da Francesco Magnelli, hanno elaborato una versione completamente rinnovata, in 11 quadri e altrettante ambientazioni sonore. Sullo sfondo la consolle dove operano i tre musicisti, presenti fisicamente in scena con i loro strumenti, a differenza dello spettacolo del 1983, dove le musiche erano interamente registrate. Una consolle che è anche nave, simbolo del viaggio che Enea deve intraprendere. Una nave in parte reale, materialmente costruita in scena, in parte virtuale, restituita grazie ad apposite proiezioni laser. Si potrebbe quasi interpretare come una metafora del viaggio stesso: un viaggio del corpo, che porta fisicamente l’eroe greco al naufragio sulle coste italiane, ma anche della mente, un naufragio nella disperazione, prima della salvezza. Alle spalle e ai lati tre grandi schermi a cui è affidata la narrazione degli spazi e la creazione dell’architettura spettacolare. Sono le proiezioni audio e video, anche in 3D, a ricostruire il mare o il palazzo di Didone. La stessa regina è un’ombra a cui è concessa la parola (quella bellissima di Ginevra di Marco) solo ‘fuori scena’.

Krypton - Eneide - ph. Claudio FocardiInfatti, se lo spettacolo ha guadagnato la presenza fisica dei tre musicisti, ha perduto la sua corporeità, in particolare quella dei ballerini a cui nel 1983 era affidato un ruolo di rilievo. Resta solo quella di Cauteruccio stesso, almeno quando decide di mostrarsi. L’attore-regista si mostra volutamente sgraziato, goffo, per non dire scoordinato; e anche la sua recitazione vocale risulta a tratti patetica. Si pensi, in particolare, alla scena del combattimento dove all’ideale di perfezione fisica dell’eroe greco viene contrapposto quello della disperazione, del corpo affaticato, inteso come ingombro, un peso da cui occorre liberarsi, anche attraverso l’evanescenza resa possibile dalla nuova e sempre più avanzata tecnologia. Un teatro della mente, dunque, quello che ci viene proposto a trent’anni di distanza.

E allora, come già sottolineato da Pier Vittorio Tondelli, «le loro rappresentazioni sono più da vivere con i sensi che non da seguire con ferrea logica mentale; lo spettatore è trascinato in un’atmosfera galattica e spaziale, al di là del tempo e degli spazi abituali». È questo l’unico modo per fruire a pieno della spettacolarità impalcata da Cauteruccio. Di fronte alla voluta destrutturazione del testo  e del corpo non ci si può che abbandonare alla sensorialità e al piacere tutto psichico dell’inatteso.

SCANDICCI (FI) – Teatro Studio, 17 maggio 2014

Lorena Vallieri

ENEIDE. UN NUOVO CANTOCompagnia Krypton. Scritto e diretto da Giancarlo Cuteruccio; musiche LITFIBA – BEAU GESTE, eseguite da Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli; corpi in video Massimo Bevilacqua e Claudia Fossi; progetto scenico e allestimenti Loris Giancola; elaborazioni digital-video Alessio Bianciardi e Stefano Fomasi; progetto luci Mariano De Tassis; costumi e assistente alla regia Massimo Bevilacqua; ricerca dei testi e collaborazione alla traduzione Anna Giusi Lufrano; ingegnere del suono Andrea Salvadori/Studio Funambulo; fonico Vladimir Jagodic; operatore laser Michele Barzan; illuminotecnico Lorenzo Bernini; macchinisti Eva Sgrò, Claudio Signorini; direzione organizzativa Pina Izzi; produzione esecutiva Ilaria Giannelli; organizzazione Carlotta Rovelli; foto di scena Guido Mencari; progetto grafico Marco Michelini.

Nell’apparato visuale sono stati utilizzati frammenti dalle immagini create da Alfredo Pirri per “Eneide” del 1983.

Interpreti:  Giancarlo Cauteruccio; Antonio Aiazzi; Gianni Maroccolo; Francesco Magnelli; voce off Ginevra Di Marco.

Foto Claudio Focardi, Sferlazzo-Lucchese.

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