Anche il pubblico di Fabbrica Europa, insieme ad Angelin Prelijocaj, deride John Cage.
Una giornata all’insegna della provocazione quella di giovedì 14 maggio alla Stazione Leopolda, dove, alle 21:00, va in scena uno degli eventi più attesi di Fabbrica Europa, “Empty Moves (Parts I, II & III)” di Angelin Prelijocaj, completamento di un lavoro che ha alle spalle già due capitoli (“Part I” del 2004 e “Part II” del 2007). La serata si apre con la proiezione di “Empty Cage”, montaggio di fotografie e documenti sonori risalenti al 2 dicembre 1977, quando il musicista avanguardista americano John Cage si esibì a Milano con “Empty Words (Part III)”. In quell’occasione l’artista fu pesantemente insultato dal pubblico, ma si disse soddisfatto per l’esito che, avendo come scopo quello di provocare, era sperato.
Sono passati trentotto anni da “Empty Words (Part III)”, i tempi sono cambiati, anche le parole vuote possono assumere un significato. Il 2000 è l’epoca della provocazione, si è abituati ad essa e anzi la aspettiamo, la cerchiamo. È chiaro allora come il successo di Angelin Prelijocaj sia l’antitesi dell’insuccesso di John Cage. Avanguardia è ciò che spiazza, ciò che non è al passo con i tempi ma un tantino più avanti, tanto da non essere compreso dai più. “Empty Moves” parla invece la lingua del presente, arriva al pubblico che si aspetta proprio quello che vede. Un quartetto, due danzatrici e due danzatori, entrano sul palcoscenico in mutande e maglietta. Non si tratta certo di un usuale costume di scena, ma sono indumenti intimi, conosciuti, quotidiani, tanto da farci sentire complici della coreografia giocosa a cui stiamo per assistere.
La danza segue il tempo del tappeto sonoro di “Empty Word”, dato dalla somma della voce di Cage con quella del pubblico del 1977. A volte elementari e banali, altre volte carichi di virtuosismo, i passi danzanti mostrano le grandi doti dei ballerini, la potenza fisica e la perfetta sincronia e coordinazione, tanto che spesso i quattro interpreti sembrano una cosa sola. I movimenti non raccontano dichiaratamente una storia. Il titolo significa movimenti vuoti, ma il vuoto, il silenzio, non sono mai fine a se stessi, possono essere anzi altamente comunicativi. Sembra un gioco, a tratti infantile, a tratti erotico. Un tema libero che può stimolare la fantasia di ogni singolo componente del pubblico, portato a sviluppare le idee più strambe.
Si può notare la scansione in tre parti, tutte iniziano nello stesso modo per poi evolversi nei più compositi schemi. I ballerini esplorano lo spazio e tutte le combinazioni possibili: ballano in coppia, singolarmente, all’unisono, ognuno per conto proprio, tutti e quattro insieme, componendosi, scomponendosi, intrecciandosi, separandosi, lanciandosi in aria e rotolandosi sul pavimento. È il superamento dell’avanguardia: dietro il suo apparente nonsense, si nasconde una sorprendente coerenza. Nell’astrazione della danza contemporanea, si rileva la grande precisione con cui si amalgamano quattro corpi diversi. Lo spazio è agito in maniera perfetta. I performers rispettano le distanze come se fossero velivoli in formazione, ma possono anche scontrarsi senza la minima ripercussione, anzi in armonia. Un’apoteosi di acrobazia e di ritmo che svela una rigorosa preparazione alle spalle della performance.
Intanto la giocosità si contrappone agli insulti che non risparmiano Cage nella registrazione che fa da sottofondo. Però, a Fabbrica Europa, l’arte contemporanea ha successo per la maggioranza: per il mondo contemporaneo funziona.
Firenze – STAZIONE LEOPOLDA, 14 maggio 2015.
Benedetta Colasanti
EMPTY CAGE – Fotografie: Silvia Lelli, Roberto Masotti; Progetto video: Jacopo Jenna; Produzione: Fabbrica Europa.
EMPTY MOVES (PARTS I, II, III) – Coreografia: Angelin Prelijocaj; Interpreti: Nuriya Nagimova, Yurié Tsugawa, Fabrizio Clemente, Baptiste Coissieu; Creazione sonora: John Cage; Foto: Jean-Claude Carbonne; Assistente alla direzione artistica: Youri Van den Bosch; Coreologo: Dany Léveque.