Cristina Rizzo di nuovo protagonista a Fabbrica Europa in veste di coreografa e interprete in un bolero che lascia immaginare cosa avrebbe composto Ravel se fosse stato un Dj.
“Bolero Effect” sembra l’effetto di uno stupefacente che non fa esaurire mai le energie. A Fabbrica Europa Cristina Rizzo porta in scena e interpreta insieme a Annamaria Ajmone una coreografia di cinquanta minuti no stop sulle musiche di Simone Bertuzzi aka PALM WINE che come un autentico Dj mixa i brani musicali dalla sua consolle. Nessun elemento scenografico nello spazio destinato alla rappresentazione, solo un piccolo mucchio di oggetti non bene identificabili collocati in un angolo. Lo spazio in cui si esibiscono è ampio, spazioso ma non smisurato nonostante siano tre i performers che sfruttano sapientemente tutta la superficie senza mai dare davvero la percezione di un vuoto. La coreografia è caratterizzata da un ritmo continuo che per tutta la durata della rappresentazione non prevede momenti di pausa, ma procede con una cadenza incessante che toglie il fiato agli spettatori più che alle stesse interpreti coinvolte nella lunga e inarrestabile danza.
L’Effetto Bolero è fatto di movimenti sincronici o corrispondenti che non riguardano un’interazione diretta tra le due danzatrici, quanto più un’intesa fatta di sguardi o di puri richiami coreografici. C’è un continuo muoversi insieme e nessuna dominanza sulla scena, ma parti “parallele” di due corpi che agiscono senza mai intersecarsi. Arriva l’idea di un dialogo, non tanto tra le due figure, quanto di un messaggio che parte da ogni singolo soggetto della scena per essere “buttato fuori”, espresso. I movimenti seguono delle geometrie molto spigolose: dagli angoli dei gomiti, alle mani che sembrano tagliare l’aria , la coreografia non è fatta di gesti esplosivi o isolati, ma di un tempo scandito da misure sempre uguali a se stesse che ricordano l’idea di un dondolare continuo. Le luci di Giulia Pastore illuminano per quasi tutta la rappresentazione l’intero spazio della performance, ma non mancano gli “effetto sorpresa” di grande impatto visivo: due momenti di circostanze quasi psichedeliche in cui si scorgono le danzatrici che nel buio continuano a danzare mentre lo spettatore è catturato dal gioco di ombre che un’intermittenza luminosa genera sullo sfondo. La superficie illuminata comunque diventa un luogo che permette di proporre un certo atteggiamento più rigido e schematico, così come il buio concede un certo abbandono. La danza incessante sembra diventare alla fine un divertimento, uno svago per le danzatrici che accennano sorrisi in una tacita alleanza. Gli elementi presenti sulla scena diventano verso la fine parte integrante della coreografia: si tratta di lattine e di pon pon colorati; non c’è inizialmente un vero contatto con questi oggetti che dapprima vengono scansati ed evitati, fino a che non vengono presi ad uno ad uno dalle due ballerine.
Sono servite cinque uscite dei tre interpreti per accogliere tutti gli applausi di un pubblico che ha gradito un lavoro energico e accattivante e che ha letteralmente lasciato senza fiato gli spettatori, ma non le danzatrici che per quasi un’ora hanno dimostrato piena padronanza di movimento e respirazione.
Firenze – STAZIONE LEOPOLDA, 13 maggio 2015
Laura Sciortino
BOLERO EFFECT – concept e coreografia: Cristinja Rizzo; interpretazione: Annamaria Ajmone, Cristina Rizzo, Simone Bertuzzi; elaborazione sonora e djing: Simone Bertuzzi aka PALM WINE; disegno luci e direzione tecnica: Giulia Pastore; cura e distribuzione: Chiara Trezzani; produzione: CAB | 008; con il sostegno di: Regione Toscana e MIBACT; coproduzione: Biennale di Venezia Danza; in collaborazione con: Terni Festival. Foto: Ilaria Scarpa.