UN LINGUAGGIO FANTASTICO

Davide Sacco è un artista a tutto tondo, uno di quelli che quando parla lo fa con cognizione di causa. Lo si evince facilmente dallo spessore dei suoi discorsi e dalla sua visione/amore nei confronti del teatro. Nato a Torre del Greco (Na), fin da piccolo ha esternato una grande passione nei confronti dell’arte; dopo essersi laureato in Arti e scienze dello spettacolo all’Università La Sapienza di Roma, Davide è divenuto aiuto regista di diversi nomi di spicco dello spettacolo italiano come Massimo Popolizio, Geppy Gleijeses, Tato Russo, Lello Arena, Livio Galassi, Vincenzo Cerami, Gigi Savoia, Luciano Melchionna, Maurizio Battista, Luigi Russo. Drammaturgo e regista dotato di una visione particolarmente acuta e sensibile, Davide Sacco è divenuto, insieme a Francesco Montanari, direttore artistico del teatro Manini di Terni, regalando nuovi fasti a uno spazio dismesso.

Lo scorso 15 aprile, inoltre, tramite una conferenza stampa online, è stato illustrato il programma di Narni città teatro, festival che animerà la città dal 17 al 19 giugno 2022. Anche in questa edizione la direzione artistica è a cura di Francesco Montanari e Davide Sacco. Il tema scelto per questa terza kermesse è Linguaggi fantastici. I protagonisti saranno teatro, musica, danza, performance, circo e kids. Narni e i suoi monumenti risplenderanno illuminai dalla luce sacra della cultura.

Buonasera Davide, ci racconti il tuo percorso artistico.

Buonasera a tutti voi. Vengo da una famiglia di teatranti e si può tranquillamente dire che io sia cresciuto in teatro. Dopo essermi fatto le ossa, artisticamente parlando, come aiuto di diversi registi del panorama teatrale italiano, ho cercato una mia visione, maturando con il tempo un mio punto di vista, una mia estetica.

Sei sempre stato attratto dal mondo del teatro?

Per un lungo periodo della mia vita sono stato legato al mondo della pittura, della musica e sono giunto infine al teatro. Reputo comunque tutti questi settori come dei vasi comunicanti dell’arte, che si possono influenzare in maniera reciproca.

Ti ricordi il primo spettacolo che hai visto in teatro da piccolo?

Ci sono diversi spettacoli che hanno influenzato la mia immaginazione, a cui sono debitore. Ti cito tra tutti i più significativi: Cyrano di Patroni Griffi e Amadeus di Roman Polanski.

Il tuo film e la tua canzone preferita. 

Crescendo i miei gusti, sia in ambito musicale che cinematografico, sono molto cambiati: credo che ogni periodo della vita abbia un proprio film e una canzone del cuore. Profumo di donna è un film a cui sono molto legato, sia alla versione italiana, che a quella americana.

Sei anche un bravissimo autore, oltre che regista. C’è un iter che segui quando scrivi un’opera?

Parto sempre da un titolo. Questa è una tecnica che ho ereditato dagli autori dei giochi da tavola (ad es. Indovina chi n.d.r.). A quel punto grosso modo ho in mente il settanta per cento della storia. Mi piace, poi, confrontarmi con le persone, indagare il loro punto di vista.

Un attore italiano e uno straniero con cui ti piacerebbe lavorare.

Un attore italiano con cui ho il piacere e la fortuna di collaborare da tempo è senza ombra di dubbio Francesco Montanari. Però in realtà ti devo dire che non ho un attore preferito. Mi piace lavorare e confrontarmi con esseri umani interessanti.

Come nasce il tuo connubio artistico con Francesco Montanari?

Io e Francesco ci siamo conosciuti tanti anni fa. Con il tempo ci siamo accorti di avere un comune amore nei confronti del teatro, unito da tanti percorsi e dogmi simili.

Quante e quali difficoltà hai trovato appena hai assunto la direzione artistica del teatro Manini?

Fin dall’inizio abbiamo trovato più sproni, che difficoltà. Siamo stati fortunati, perché proprio in quel momento c’era bisogno di una nuova casa per il teatro. Il difficile è mantenere uno standard alto di qualità.

Le istituzioni vi sono state accanto?

Il Comune è stato molto coraggioso: ha accettato di far nascere un festival in piena pandemia. L’assessore alla Regione deve ancora entrare come dovrebbe.

Cosa puoi anticiparci della prossima edizione di Narni Città Teatro?

Sarà una grande festa. Le persone resteranno stupite e ci sarà un forte senso di comunione e di appartenenza. Il valore dell’essere umano infatti è quello di cercare di abbattere le barriere.

Che augurio vuoi fare al teatro italiano e in generale al mondo dello spettacolo?

Di essere sempre onesto verso sé stesso e di non lasciare che il teatro diventi un mero luogo di quotidiana amministrazione, ma che preservi sempre il proprio ruolo e il proprio spirito.

 

“Questo Teatro è dedicato a chi si lascia cadere, a chi inclina quanto basta il piano della vita, per rischiare di cadere giù̀ e rimanere così sospeso, in quello spazio invisibile tra il cuore e l’anima, dove abitano i sogni, dove, nonostante tutto, continuerà̀ ad abitare l’arte”.

 

Valerio Molinaro

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