Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici

Una mostra piccola, ma curiosa, quella in corso a Firenze nell’andito degli Angiolini di Palazzo Pitti. Circa una trentina di pezzi, quasi tutti provenienti dai depositi della Galleria Palatina e della Galleria delle Statue e delle Pitture – entrambe facenti parte del complesso delle Gallerie degli Uffizi creato dalla recente riforma –, che svelano l’interesse della famiglia Medici per il bizzarro e l’insolito. Davanti agli occhi dei visitatori sfilano così personaggi marginali e deviati come buffoni, contadini, nani e giocatori, immortalati in opere che, se a volte ebbero intenti morali e didascalici, ancora oggi svelano le diverse declinazioni del comico nella vita sociale e di corte, curiosità, ilarità, interesse scientifico, fascinazione per il diverso, ma anche malinconia,

Fig. 24 Margherita Costa, Li buffoni commedia ridicola, 1641
Fig. 24 Margherita Costa, Li buffoni commedia ridicola, 1641

quando non affetto sono alcuni degli atteggiamenti con cui le corti di Antico Regime si accostarono all’ambivalente mondo della buffoneria, della rusticita e del gioco.

 

Come giustamente afferma Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, essi furono «considerati alla stregua di giocattoli viventi, di meraviglie della natura degne di una Wunderkammer, ma anche accorti consiglieri dotati di speciali licenze rispetto all’etichetta della corte», «spuntano dai documenti d’archivio con un’identità definita: vengono infatti ricordati per imprese (e talvolta misfatti) che li inseriscono come persone reali nella vita della corte, la cui biografia può esser tratteggiata con sapidi dettagli, e di molti si può chiarire l’alto spessore umano e culturale».

 

E non a caso i soggetti delle opere esposte sono spesso uomini e donne realmente vissuti, cui erano demandati l’intrattenimento e lo svago dei signori, antidoto alla noia sempre in agguato tra le maglie del rigido cerimoniale principesco. Si pensi al celebre nano Morgante a cui furono dedicati dipinti, sculture e versi, tra cui spicca il doppio ritratto del Bronzino. Ma Braccio di Bartolo – questo il vero nome del nano, che deve il proprio soprannome a

Fig. 3. Justus Sustermans, Ritratto di un buffone (Meo Matto), ante 1640.
Fig. 3. Justus Sustermans, Ritratto di un buffone (Meo Matto), ante 1640.

uno dei protagonisti del componimento comico di Luigi Pulci “Il Morgante maggiore” (1483) – fa bella mostra di sé anche nell’adiacente Giardino di Boboli, nelle vesti di ‘eroico’ cavaliere in sella a una tartaruga, o nelle collezioni del Museo Nazionale del Bargello, dove Giambologna lo raffigura a cavallo di un mostro marino.

 

Altri appartengono al variegato mondo della buffoneria di mestiere, abili nello sfruttare a proprio vantaggio la devianza mentale, vera e simulata, come il “Meo Matto” di Giusto Suttermans, o l’uso della parola e del corpo, esibendo le proprie disabilità, impregnandosi in acrobazie fisiche e verbali, con lazzi, scherzi, battute sagaci. Professionisti del divertimento, come quel Bernardino Ricci detto il Tedeschino, più volte immortalato da Stefano della Bella e a cui l’attrice, cantante e commediografa romana Margherita Costa dedicò la commedia ridicola “Li buffoni”.

 

Lorena Vallieri

 

 

BUFFONI, VILLANI E GIOCATORI ALLA CORTE DEI MEDICI – a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Simona Mammana.

Andito degli Angiolini, Palazzo Pitti, Firenze

19 maggio – 11 settembre 2016

www.galleriedegliuffizi.it

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