È la storia di un uomo qualunque che, date le condizioni pessime in cui versa la politica ‘professionale’, affossata da mandrilli e incapaci, diventa Presidente della Repubblica. Lo spunto è originale, la realizzazione un po’ troppo leggera e confusionaria.
La pellicola è costruita intorno alla figura del mattatore comico Claudio Bisio che torna, (dopo la misurata interpretazione del milanese cinico e maliconico di ‘Benvenuti al sud/nord’), a voler riempire a tutti i costi e in ogni momento le inquadrature con espressioni eccessivamente artificiose e spunti comici troppo caricati . Si è parlato spesso, durante la promozione del film, delle sue continue e geniali improvvisazioni sul set, ma nel vedere il risultato montato sembra di assistere ad una serie di gag slegate tra di loro e senza appigli di sceneggiatura.
Sembra che il carismatico attore teatrale sia caduto di nuovo nel suo vecchio vizio di trattare la delicatissima pellicola filmica come una massiccia trave di legno da palcoscenico di cabaret, dove, se si riesce a riscaldare il pubblico a dovere, i migliori (come lui) possono andare a braccio fino alla fine dello spettacolo, abbandonando il copione e inventando al momento gag su gag fino far morire dal ridere il pubblico. Questa piccola magia però, nel girare un film non può funzionare e per assenza di pubblico e per il fatto – da non sottovalutare – che il prodotto finale non è nelle mani del mattatore ma del regista, che realizzerà la sua costruzione scenica della pellicola.
In questo caso poi la stessa sceneggiatura avrebbe previsto per l’attore anche piccoli spunti drammatici che, se ben interpretati, magari semplicemente con maggiore rilassatezza e minore ansia da prestazione comica, avrebbero potuto dare al personaggio maggiore profondità, al film più credibilità e alle baruffe e ai lazzi del protagonista, maggiore respiro.
Vero è che anche il regista (Riccardo Milani) in alcuni punti eccede con i primi piani, e con piani troppo ravvicinati per un film prettamente comico, che sottolineano invece di ammorbidire i punti in cui l’esagerazione mimica è evidente, e anche la sceneggiatura, originale e pungente soprattutto per quel che riguarda i politici di professione, maligni e prepotenti, in alcuni momenti inciampa nell’ovvietà e nel finale cade nel burrone del sermone moralistico.
Nonostante i difetti citati però, il film nella sua totalità risulta abbastanza godibile, leggero e divertente, perfetto per passare un paio d’ore in allegria, anche se le premesse, (un bravo regista, un soggetto potenzialmente corrosivo e un cast di tutto rispetto), lasciavano immaginare qualcosa di più caustico: sarebbe stato appagante uscire dalla sala molto divertiti e altrettanto arrabbiati, piuttosto che lievemente dilettati e troppo sereni.
Elisabetta De Luca