Alfredo Arias e l’incanto del Circo e di Viviani.

Risulta convincente ed emotivamente toccante l’incontro col tra il genio registico di Arias e la poetica di Raffaele Vviani.

cesQuando il genio camaleontico e visionario di un regista come Alfredo Arias incontra la tragicità universale e implicitamente melodrammatica di un autore senza tempo come Raffaele Viviani, l’esito artistico non può che essere diretta e fortunata conseguenza di prodromi straordinariamente promettenti.

Ed infatti, la messinscena del Circo Equestre Sgueglia è senza dubbio un piccolo gioiello dell’attuale stagione teatrale, uno spettacolo che, pur partendo da un testo ben radicato nel repertorio drammaturgico tradizionale, si affranca da qualsiasi dimensione oleografica e di maniera rivelando una prospettiva estetica di grande respiro internazionale che coniuga il gusto per la ricerca e la sperimentazione – quella vera – con un sentimento altissimo della spettacolarità e della calibrata confluenza dei codici.

Il circo immaginato da Raffaele Viviani quasi un secolo fa recupera, nella realizzazione del regista franco-argentino, tutta la sua complessa densità semantica e sociale, manifestando concretamente la sua “nudità” di luogo delle contraddizioni e dei conflitti, simbolo anfibolo della libertà e della prigionia, della gioia e della solitudine, della leggerezza, del volo e della caduta rovinosa.

Alfredo Arias porta in scena personaggi dalla vivissima e complessa umanità e riesce a eludere il pericolo, ragionevolmente ipotizzabile, di scadere nel ritratto convenzionale, nella riproduzione di maniera, nella pennellata nostalgicamente impressionistica e priva di originalità.

Il cast del Circo Equestre Sgueglia viaggia così su un binario emotivo ed interpretativo davvero unico, un binario in cui naturalismo, suggestione e visione si fondono in una nuova dimensione dell’esperienza teatrale e, come per incanto, ciò che consuetudinariamente riterremmo verosimile, resta sospeso nella magia della proiezione onirica e ciò che, al contrario, penseremmo frutto o vagheggiamento di fantasia, si materializza con una concretezza che disorienta e avvince.

Un superlativo Massimiliano Gallo, un’eccezionale Monica Nappo ed un espertissimo Mauro Gioia sono supportati e sostenuti da un gruppo di attori di incontrovertibile talento e bravura, tutti credibilissimi, intensi e animati da un’energia viva e brillante tra cui spiccano Carmine Borrino, Gennaro Di Biase, Marco Palumbo e Autilia Ranieri.

Napoli, Teatro San Ferdinando – 22 febbraio 2014                              

Claudio Finelli

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