Antonio Spiezia – Il dolce malessere di un clown

E’ reduce dal successo di “Sette minuti”, replicato al Nuovo Teatro Sanità dopo l’esordio di Caserta, sponda Civico 14. L’occasione è buona per conoscere un attore valido e poliedrico, Antonio Spiezia, che a 26 anni ha già un interessante e vario curriculum artistico: “In “Sette minuti” sono un rifugiato palestinese che cerca di arrivare in Kuwait, insieme a tre compagni di viaggio. Il mio è un personaggio non facile, drammatico e in continua tensione emotiva. Ma con la regista, Luisa Guarro, sono entrato subito in sintonia, fin dal primo giorno. Credo di essere un attore intuitivo, preciso, percepisco subito cosa mi chiede chi mi dirige. Sono, per dirla in sintesi, un bellissimo manichino!“. Arzanese, alto e robusto, Antonio deve tutto alla Baracca dei Buffoni, un’istituzione della sua cittadina: “Orazio De Rosa è stato il mio padre artistico, senza di lui avrei potuto perdermi. Quello che sono oggi è merito suo. Ho cercato il mio personaggio, direi il mio clown, per dieci lunghi anni, fino a trovarlo. Il clown rappresenta quello che hai dentro, e per me che non amo i copioni è la dimensione ideale“. Dietro il presente, però, anche tanto dolore: “Non vengo da una realtà facile, il malessere, il mio passato, le difficoltà che ho avuto, e che ho, le porto in scena. Quando entrai in compagnia, ero irruento ma motivatissimo. Una volta entrato ho scoperto il valore della disciplina. E non ho più smesso“. Certi intuiti, poi, vengono dalla strada: “Capisco subito – afferma – con chi ho a che fare, li guardo negli occhi e tanto mi basta. Forse al primo approccio non faccio un buon effetto, sono immaturo e spesso vengo frainteso. Ma una volta fattomi conoscere, in genere mi faccio amare. Anche perché non conosco invidia, e credo sia una dote rara in questo ambiente“. Tra i suoi stage di lusso, uno con Massimiliano Gallo, le lezioni con Annamaria Ackerman, varie apparizioni in “Gomorra 2, La serie”, “Un posto al sole” e una bella partecipazione ne “I bastardi di Pizzofalcone” per la regia di Carlo Carlei (“ho avuto l’onore di recitare con Gianfelice Imparato”). Un bel colpo sarà la partecipazione nell’Amleto di Davide Iodice, in stagione al Teatro San Ferdinando dall’1 al 12 febbraio: “Davide ha capito il mio malessere, ha capito che devo essere sempre acceso, ho una paura folle di spegnermi“. E sulle regole dello show ha idee chiarissime: “Un bravo attore deve soprattutto sapere stare dietro le quinte, e mettere lo stesso impegno anche se ha una sola battuta. Io non ho potuto studiare, ma cerco continuamente di acculturarmi, e penso sempre che il prossimo spettacolo sarà il migliore“. C’è da crederci: il fuoco sacro scintilla dagli occhi.
Antonio Mocciola

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