Dibattito DeGenere

«La mantide religiosa uccide il maschio ma nessuno ha mai fatto tante storie»

Valentina Sechi e Alberto Gatti in “Intersezioni – Dibattito DeGenere” sulla violenza contro la donna

Mettere in scena la violenza contro le donne affidandosi a un fatto di cronaca non è facile. Il pubblico, seduto su un’accogliente poltroncina rossa, può immaginare l’incubo, turbarsi, esclamare: «accidenti». Ma spesso rimane un fatto isolato. Usciamo dal teatro pensando: «quell’uomo era un pazzo, non tutti gli uomini sono così». In “Intersezioni – Dibattito DeGenere”, in scena al Teatro Cantiere Florida (Firenze), Valentina Sechi e Alberto Gatti ribaltano questo tipo di visione lanciando programmaticamente l’hashtag #notallmen.

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Nell’ambito della seconda edizione di “Effetto Donna – Dialoghi Taciuti” e della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i due giovani artisti raccontano il fenomeno dal punto di vista del “buon” italiano medio, il quale distingue nettamente i lividi – terribile ma suggestivo quadro astratto – dalla loro cornice: catcalling, mercificazione del corpo femminile, manipolazione e violenza psicologica, luoghi comuni. Lo spettacolo, in Prima Nazionale e fruibile anche in “audio descrizione poetica” per non vedenti, è stato prodotto da Versiliadanza.

La violenza contro le donne nella storia

La differenza di genere costella la storia del nostro Paese, dalla mitologia, al ratto delle Sabine, fino a tanti esempi contemporanei, non ultime le molestie subite dalla giornalista Greta Beccaglia da parte dei tifosi dopo partita di calcio Empoli-Fiorentina. D’altra parte la virilità si manifesta fisicamente con «la necessità riconosciuta da sempre agli uomini in lotta che in nome della fottutissima lotta possono compiere qualsiasi perfidia, scambiarsi Briseide, ridurre in schiavitù Cassandra, immolare Ifigenia, abbandonare Arianna su un’isola deserta dopo che ti ha aiutato a vincere il Minotauro. Tanto rompere il cuore di una donna, squarciare il ventre di un’altra, sono inezie di fronte alla Storia e alla Rivoluzione, no?» (Oriana Fallaci, Un uomo).

Fin dalla luce dei tempi la donna è vittima ma anche scatenatrice delle azioni maschili: fu Eva a far sì che Adamo mangiasse il frutto; e Valentina Sechi, in scena nei panni della prima donna, afferma: «non ho dato retta a Dio, figuriamoci a te». Eppure si “deve” obbedire o soccombere. Pena… la pena.

Spettacolo contemporaneo: danza e musica elettronica

Siamo davanti a quella che si può definire una performance di danza contemporanea e Sechi dona al pubblico il piacere di vederla danzare. Una danza contaminata (dalla modern dance all’hip-hop), evocativa e drammatica che diventa tutt’uno con un tappeto sonoro elettronico originale e ben costruito. Professionisti ognuno del suo settore, Valentina Sechi e Alberto Gatti instaurano un dialogo di genere, sociale e artistico.

Dibattito DeGenere

La colonna sonora è prodotta dal vivo con l’uso di DAW e microfoni, uno appoggiato su un’asta a lato del palco a catturare le voci dei due performer, l’altro posizionato sotto un tavolinetto. Quest’ultimo diventa un nastro o un disco su cui incidere il suono di una tragedia: il rumore sottile delle unghie graffianti, quello di un pugno, quello del fruscio dei vestiti. Gradualmente il ritmo si fa incalzante e serrato, richiamando la violenza contro la donna che è anch’essa costante e ripetitiva, secondo gli stessi schemi, e tuttavia impossibile da placare o da interrompere.

Luoghi comuni sulla violenza contro le donne

Porre l’accento sui luoghi comuni è forse il punto di forza dello spettacolo. L’ironia sottile di “Dibattito DeGenere” è capace di toccare alcune corde interiori o di ferire chi ha la fortuna di non essere stata ferita fisicamente. È un’ironia esasperata, come esasperato è il linguaggio. Si pensi alle giustificazioni mediocri davanti alle bravate di un uomo violento, espresse da Alberto Gatti in una sorta di rap/trap: «anche le femmine di alcune specie animali uccidono il maschio ma nessuno ha mai fatto tante storie».

Le tematiche affrontate sono diverse, da quelle più evidenti a quelle più sottili e complesse: la donna manipolata, ridotta a marionetta nelle mani dell’uomo burattinaio; la donna ferita che non riesce a stare in piedi; la donna come mero oggetto del desiderio sessuale. Infine il riferimento ai disturbi alimentari. Una donna che divora voracemente una foglia di insalata è oggetto di riso da parte di chi (anche tra il pubblico del Florida) non riesce a cogliere la disperazione.

«Sarà possibile, prima o poi, superare davvero questo tipo di categorizzazioni sociali? Scavalcare gli stereotipi? Lottare alla pari per un migliore sviluppo? Non abbiamo risposte, intanto ne parliamo, intanto
dibattiamo».

Firenze – TEATRO CANTIERE FLORIDA, 26 novembre 2021

Benedetta Colasanti

 

INTERSEZIONI – DIBATTITO DEGENERE – Di e con: Valentina Sechi e Alberto Gatti; disegno luci: Gabriele Termine; scenotecnica: Eva Sgrò; produzione: Versiliadanza; con il sostegno di: Mibac, Regione Toscana, Comune di Firenze; e con il sostegno per le residenze di: Teatro Cantiere Florida, PARC Performing Arts Research Centre / Fabbrica Europa, Spam / ALDES, CosiArte.

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