“Stoccolma”, un meraviglioso incubo dark di intimi dolori e desideri inconfessabili

 

Quando la luce cala, si consumano le ultime battute e finisce lo spettacolo, si resta letteralmente senza fiato. Un’ora è passata e “Stoccolma” ha spettinato il cuore e la mente. In un turbine di claustrofobica tensione, la penna intinta nel veleno di Antonio Mocciola non risparmia niente, ma proprio niente, allo spettatore. E trova in Antonio De Rosa e Antonio Ciorfito i degni cantori del suo mondo dark e osceno, denso di trame e sottotrame, rimandi, citazioni, feroci ironie, depistaggi, trabocchetti.

“Stoccolma”, in scena al Teatro Tram di Napoli, col pretesto di parlare dell’omonima sindrome, in realtà mette alla gogna due generazioni, quella irrisolta e nevrotica dei giovani, e quella fragilmente autoritaria – e mai autorevole – degli adulti. Uno studente rapisce il professore che gli nega l’esame della laurea, lo spoglia e lo desidera – pur nel disgusto che ne prova – fino ad autorizzarne la fuga, che lo stesso sequestrato respinge.

La morale di queste apparenti contraddizioni è semplice: solo in catene si è davvero liberi. Solo nudi si è vestiti. E questo fanno sia De Rosa, nudo per il 95% del tempo, sia Ciorfito, nudo per poco tempo ma in modo davvero – meravigliosamente – insostenibile: un San Sebastiano che provoca le frecce, e se le gode, tableax vivant di squisita poesia.

Per il pochissimo tempo in cui non sono legati, i due personaggi sono quasi a disagio, vagano per il palco in un limbo abulico. Ma quando sono incatenati, d’incanto, sanno affrontare le loro scomode verità, e riescono anche a dirle. Lode al coraggio di due attori bravissimi e che danno una lezione a decine di colleghi cui questo testo avrebbe giovato per togliere la polvere delle accademie (gli adulti), o la spocchia dei social (i giovani), mentre Antonio De Rosa – giovane dentro per indole e curiosità, malgrado decine di anni di lustri alle spalle – e Antonio Ciorfito – sul cui avvenire siamo pronti a scommettere – accettano, e vincono, la sfida. Veglia su tutto la regia attenta, lucida e puntuale di Maria Verde, assistita dalle belle e taglienti musiche originali di Antonio Gillo.

Uno spettacolo emozionante, denso, travolgente, indimenticabile. In questi tempi piatti e conformisti, “Stoccolma”, non per caso finalista al prestigioso Premio Annoni lo scorso anno al Piccolo Grassi di Milano, si candida ad essere un punto di riferimento per un genere nuovo, di cui Mocciola è da anni originalissimo creatore: un teatro nudo, smascherato, ribelle, spudorato. In una parola: eretico.

Emil Caruso

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